Stefano getta la maschera e fa il “forcaiolo”. Il Pdl: e lui sarebbe il garante sulla decadenza del Cav?

3 Set 2013 16:43 - di Guglielmo Federici

Da quando Luciano Violante ha incrinato il fronte del giustizialismo anti-berlusconiano, il vendoliano Dario Stefano, presidente della Giunta per le immunità del Senato, è preso da una “strana” fretta di dettare tempi e ritmi di gioco per accelerare il pronunciamento del delicato organismo che presiede riguardo alla decadenza e all’incandidabilità di Berlusconi. Mentre ogni giorno fior di costituzionalisti, addetti ai lavori e politici esternano su una questione tanto cruciale, l’esponente di Sel cerca di bruciare le tappe, incendiando un clima già abbastanza surriscaldato. «Non conosco ancora la proposta del relatore, ma ritengo ragionevole che la giunta si possa esprimere, per approvarla o respingerla, entro la fine della prossima settimana», afferma su L’Unità. L’equilibrio non è il suo forte e neppure il senso di responsabilità istituzionale. Stefano sottolinea che la Giunta concilierà «l’imperativo dell’immediatezza con le invalicabili prerogative difensive» e si accomoda sotto le vesti del Capo dello Stato aggiungendo che «va accolto l’invito del presidente Napolitano a rispettare con serietà le decisioni definitive della magistratura». Se Berlusconi chiederà di essere ascoltato, Stefano puntualizza che le ipotesi procedurali sono due, l’audizione da parte di un comitato inquirente oppure la deliberazione della contestazione dell’elezione, «procedura che nel passaggio successivo prevede l’intervento delle parti». Inquietante questa “effervescenza” ai limiti della faziosità. «Le continue dichiarazioni del senatore Stefano, sia sui tempi dei lavori della Giunta che sul merito delle sue decisioni, ci preoccupano non poco», afferma il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani. «Esse infatti non sembrano consone al ruolo di terzietà ed equilibrio al quale Stefano è stato chiamato come presidente di un delicatissimo organo di garanzia». Ci auguriamo – prosegue – «che queste posizioni vengano tempestivamente abbandonate e sostituite da un atteggiamento di maggiore prudenza, al fine di evitare che i lavori della Giunta possano essere ulteriormente complicati». Anticipare tempi e decisioni è un atteggiamento che «rischia di compromettere il suo fondamentale ruolo super partes», aggiunge Annamaria Bernini, senatrice e portavoce vicario del Pdl. «È importante che il garante della correttezza del procedimento non induca il sospetto di forzature di parte su un tema che incide direttamente sui diritti politici di tutti gli italiani e non solo degli oltre 9 milioni che hanno votato Berlusconi». Insomma, a chi ha responsabilità politico-istituzionali come Stefano non deve sfuggire «che il dibattito sul destino politico di Berlusconi riguarda la democrazia italiana nel suo complesso, non l’individuo Silvio Berlusconi». «C’è – aggiunge il vicepresidente dl Senato Maurizio Gasparri – un atteggiamento pregiudiziale e vendicativo che anima molti, in totale spregio delle ragioni del diritto e della democrazia. Abbiamo chiesto di riflettere su una evidenza giuridica. E il presidente della Giunta dovrebbe garantirlo, prima ancora di rilasciare interviste».

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