Si gioca il tutto per tutto, siamo alla battaglia finale. E irrompe l’«impolitico» Confalonieri

6 Set 2013 18:27 - di Mario Landolfi

Si fa di ora in ora più difficile azzardare una previsione su chi, tra Pd e Pdl, finirà a terra una volta esaurito il loro tiro alla fune sulla sorte di Silvio Berlusconi. Entrambi i partiti procedono ormai più scoordinati di una mucca pazza rimbalzandosi vicendevolmente le accuse di irresponsabilità salvo poi assumere solenne impegno a proseguire nel sostegno a Letta. Che la situazione stia davvero per avvitarsi lo conferma anche il garbato ma fermo richiamo con cui Napolitano ha sollecitato Berlusconi a tenere fede al suo solenne impegno a non scaricare sul governo le tensioni derivanti dalla sua condanna in Cassazione. Forse non è casuale che l’estremo tentativo di mediazione con il Colle sia stato affidato ad un “impolitico” come Fedele Confalonieri, il più vicino al cuore del Cavaliere e l’unico in grado di fargli digerire un compromesso.
Comunque sia, al momento la situazione è più o meno questa: Berlusconi è costretto a scegliere tra agibilità personale e agibilità politica. La prima è nelle mani di Napolitano. Per ottenerla esiste una procedura che richiede il concorso attivo dell’interessato, dei suoi legali o dei suoi familiari; la seconda è stata minata dal verdetto dei giudici. Ricostruirla e riconsegnarla più o meno intatta non è nella disponibilità di alcuno, nemmeno del Pd, men che meno del capo dello Stato. L’unico sforzo da richiedere ad Epifani, auspicabile per lo svelenimento del clima e per ricostruire un minimo di relazioni politiche tra partiti, è quello di non scartare aprioristicamente il ricorso alla Consulta. Oltre a ciò, c’è poco da fare.
Ma torniamo a bomba: se il Cavaliere opta per la prima ipotesi, chiede la grazia o la commutazione della pena. Poi toccherà a Napolitano decidere il da farsi, Costituzione e codici alla mano. Se invece sceglie la seconda ipotesi, l’unica strada praticabile coincide con la fine delle “larghe intese”. A quel punto, il Pdl si assume la responsabilità di staccare la spina a Letta con la speranza che ne fallisca il bis per mancanza di maggioranze alternative e che la parola passi rapidamente agli elettori. Il tutto, voto compreso, si dovrebbe consumare prima della sentenza di ricalcolo delle sanzioni accessorie da parte della Corte d’Appello di Milano, comunque appellabile. È il tutto per tutto, la battaglia finale. Ma se ogni tassello si sistema al posto giusto, in base ai più recenti sondaggi, Berlusconi la partita se la giocherebbe non senza speranze di vittoria. E se gli riuscisse, si blinderebbe in una Camera egemonizzata da una maggioranza che mai accetterebbe di consegnare il proprio leader alla gogna della decadenza da parlamentare. Certo, c’è l’incognita Renzi ed il crescente gradimento che il sindaco “rottamatore” sta incrociando in un Pd sempre meno refrattario alla sua guida, ma potrebbe essere un’impresa proibitiva anche per lui spuntarla in un referendum pro o contro il Cavaliere.
Comunque lo si rigiri, è uno scenario a dir poco apocalittico con i poteri pubblici avvinti gli agli altri in una sfida mortale per le istituzioni e per lo Stato stesso. Ma se resta l’unico possibile, è destinato a diventare sempre più concreto.

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