Renzi scuote il Pd: sono in campo per guidare il partito. «Basta parlare di Berlusconi, così si perde»

2 Set 2013 10:29 - di Romana Fabiani

Che faccia un pensierino alla segreteria non è un mistero. Ma da ieri è ufficiale. «L’han capito tutti, ma poi decidono gli elettori…». Dal palco della festa del Pd di Genova, Matteo Renzi lo dice apertamente, chiedendo un svolta radicale, «perché non basta il cacciavite». L’intervista a Enrico Mentana è un intervento a tutto campo che conferma il gradimento della base democratica, la seduzione popular-populista,  l’entusiasmo della platea che non ha riservato la stessa accoglienza a Letta e a Epifani. Iil punto – ripete un volta ancora – non è cosa farà da grande il sindaco di Firenze ma «quello che facciamo insieme» per un partito che torni a vincere perché di una sinistra perdente – dice sferzante ricordando i toni morettiani  di piazza Navona – non sa che farsene.

A chi dal pubblico lo incalza sull’identità democratica risponde che «per il domani essere di sinistra vuol dire dare garanzie,  investire sul lavoro che non è tutelare i soliti ma dare una mano a chi lo perde. E non vuol dire compiacersi perché siamo bravi e buoni ma vincere». A Bersani che lo aveva strattonato manda a dire che la sua non è una corrente, (se ne avessi una anch’io, avrei il 40 per cento dei parlamentari), che al congresso non vuole i voti dei cosiddetti renziani (a chi si definisce così consiglierei una consulenza sanitaria), ma dei cittadini liberi, a Epifani chiede di non temporeggiare, convocare la data delle assise e stabilire le regole.

Tra i passaggi più duri per largo del Nazareno quello sull’ossessione antiberlusconiana. Basta parlare del Cavaliere, basta rincorrere i temi del Pdl. Il sindaco dà la carica ai compagni di partito tra gli applausi del pubblico: «Per i prossimi venti mesi possiamo non parlare dell’assenza di Berlusconi, ma dei nostri figli e non dei figli di Berlusconi? Smettiamola di parlare di lui».

«Renzi è una ricchezza per il Pd», è la prima reazione che arriva da Roberto Speranza, «però il nuovo segretario dovrà avere in testa soltanto il rilancio del nostro partito», insomma che non si sogni di fare leader e candidato premier. Per Cuperlo, altro candidato alla segreteria del Pd, se Renzi pensa di mandare in soffitta la sinistra, «faccia bene i suoi conti perché il Pd senza la sinistra semplicemente non c’è». La corrente renziana – aggiunge tranchant –  è la più strutturata e tende a operare come un partito nel partito, con il rischio di cedere a una deriva plebiscitaria.

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