Perché Zaia appoggia quel bizzarro “referendum” sull’autodeterminazione del Veneto?

17 Set 2013 20:07 - di Aldo Di Lello

Desta non poco stupore che il Consiglio regionale del Veneto discuta di una progetto  di legge per indire un referendum sull’ “indipendenza” (sì, avete letto bene, si parla proprio di “indipendenza”) della Regione. E si rimane ancora più stupiti nell’ apprendere che il governatore Luca Zaia ha deciso di fornire  il suo appoggio all’iniziativa, invocando nientemeno che il principio di  «autodeterminazione, previsto dalla Carta delle Nazioni Unite». Per la cronaca, la proposta di legge è tornata in Commissione. E, sempre per la cronaca, La Lega Nord al Senato ha presentato  un disegno di legge Costituzionale per riconoscere al “popolo veneto” il diritto all’ “autodeterminazione”.

Tranquilli, il Veneto resterà parte integrante dell’Italia, là dove la storia, la cultura , il buon senso, la vita socio-politica, gli interessi economici, e mettiamoci anche anche il “sangue e il suolo”,  ne assegnano il posto. Se ciò non dovesse bastare, interverrebbe sempre la Costituzione, che all’articolo 5 recita solennemente:  “La Repubblica, unica e indivisibile”.  Visto che non avrebbe alcun effetto giuridico. non si capisce allora a che cosa un simile “referendum” dovrebbe servire. Si può solo dire, facendo un po’ di dietrologia, che il sostegno di Zaia si inserisce probabilmente  nel quadro delle turbolenze interne alla Lega. Ma, se si trattasse solo di questo, non varrebbe la pena occuparsi dell’argomento. Unicuique suum.

La notizia, al di là dei suoi possibili “retroscena”,  è infatti clamorosa. E stupisce un po’ che i mass media nazionali non se ne siano ancora occupati. I motivi di interesse sono essenzialmente due. Primo: il “referendum” sull'”autodeterminazione” in Veneto  è l’ultimo, bizzarro risultato della mai abbastanza deprecata “riforma” (operata dal centrosinistra, non dimentichiamolo mai) del Titolo V della Costituzione, “riforma” che, tra le varie sue aberrazioni, permette anche  ai Consigli regionali  la possibilità di “atteggiarsi” a Parlamenti nazionali. Così infatti si legge al quarto comma dell’articolo 117 della Costituzione, uno degli articoli “riformati”: «Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato». Grazie a una norma  del genere, un Consiglio regionale si può davvero sbizzarrire…

Secondo: si tratta  comunque di una espressione di smarrimento politico prodotto dal disagio sociale che cresce con la crisi economica.  Ma la soluzione non può venire dalla propaganda secessionista o dagli altisonanti  (e iperbolici) richiami all’ “autodeterminazione”. Con la demagogia, non si aiutano  né i lavoratori  né le famiglie né le aziende ad andare avanti. L’ultima, tragica notizia è quella di un imprenditore della provincia di Padova che si è suicidato dopo aver annunciato ai dipendenti la chiusura dell’azienda, strozzata dalle tasse e dalla diminuzione del fatturato. I familiari di quell’imprenditore e gli operai, ora senza lavoro, hanno tutto il diritto di infischiarsene dell'”autodeterminazione” del Veneto e di altre amenità.

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