Non c’è Concordia. Ora si scatena la guerra dei porti per aggiudicarsi il business della demolizione del relittto

18 Set 2013 10:36 - di Romana Fabiani

Smorzata l’enfasi per il raddrizzamento della Concordia nelle acque del Giglio, salutato da Letta come «un capolavoro di orgoglio nazionale», si scatena la guerriglia tra i porti su chi deve aggiudicarsi la redditizia demolizione del relitto, quasi fosse una preziosa reliquia. Figlio dell’italianissima logica del campanile, il braccio di ferro rischia di trasformare il successo mediatico nell’ennesima figuraccia internazionale, con il rischio che lo scafo più famoso del mondo finisca all’estero. Lo smantellamento del pachiderma (un affare da almeno cento milioni di euro, due anni di lavoro assicurato per 200-300 persone) è un’operazione costosissima (pagata da Costa Crociere) e  una delle imprese più complicate dell’ingegneria, per la quale il porto di Piombino non sembra tecnicamente  il più adatto, anche se è il più accreditato per via di una delibera del governo Monti che aveva battezzato il porto toscano come l’ultima tappa della nave. Per accogliere la Concordia Piombino dovrà effettuale lavori importanti a partire dalla complicatissima costruzione di una diga da 1,150 metri e lo scavo dei fondali. È la soluzione caldeggiata con forza dal governatore della Toscana, Enrico Rossi, che non intende retrocedere e lasciare l’affare ad altri: «è un relitto è quindi decido io». Sono molte le città che si contendono il business, Civitavecchia e Palermo si sono fatte avanti da tempo,  e proprio il porto siciliano ha dalla sua parte un dossier inviato da Finmeccanica al ministro per lo Sviluppo economico, che lo indica come il sito più idoneo. Nelle ultime ore sono scese in campo anche Napoli, Genova e Porto Torres. La decisione avverrà nei prossimi mesi visto che, per la felicità dei contendenti, prima della primavera l’enorme balena non sarà in grado di galleggiare da sola e non potrà affrontare un viaggio rischioso. Per tutto l’inverno resterà al Giglio appoggiata su materassi di Malta. Più strada la nave avrà da fare, malridotta com’è, più il rischio che qualcosa possa andare storto cresce, insieme alle onde e ai venti, a meno che Costa Crociere non decida di rimorchiarla con la megachiatta Vanguard, un colosso marittimo della flotta olandese Dockwise, lungo 275 metri e largo 70, capace di sollevare 110.000 tonnellate e di viaggiare alla velocità di 14 nodi, pensato per le missioni impossibili. La guerra dei porti è appena iniziata.

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