Napolitano ostenta fiducia nel futuro e lancia appelli per l’indulto e l’amnistia. Pensa anche al Cavaliere?

28 Set 2013 12:04 - di Redazione

«Le Quattro Giornate di Napoli ci debbono dare convinta fiducia in quel che di qui può ancora venire – nelle critiche circostante attuali e nell’incerto prospettarsi del futuro – alla causa comune dell’Italia e dell’Europa». Suonano come un monito alla politica le parole del capo dello Stato Giorgio Napolitano, oggi a Napoli per le celebrazione dell’evento, turbato, peraltro, da un allarme bomba di fronte al carcere napoletano di Poggio Reale dove il presidente della Repubblica era atteso. Una vettura sospetta al lato del carcere è stata a lungo esaminata dagli artificieri, poi l’allarme è rientrato. L’autovettura sospetta, una Clio Verde, è risultata rubata e con una targa contraffatta. Il fatto che fosse parcheggiata nelle adiacenze del carcere napoletano nella giornata in cui era prevista la visita del capo dello Stato ha fatto scattare l’allarme, sono intervenuti gli artificieri che hanno controllato la vettura minuziosamente.

Ma Napolitano, oggi, ha anche annunciato un discorso in Parlamento sul tema delle carceri, dichiarando di voler valutare l’ipotesi dell’indulto o dell’amnistia: «Pongo al Parlamento un interrogativo: se esso ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia», ha detto il Presidente in visita nel carcere di Poggioreale. Chissà che anche questa non sia una mossa politica per sbloccare il nodo-Berlusconi, ponendo un tema di carattere generale. Così come di carattere generale è il tema della stabilità politica: «Non abbiamo bisogno di campagne elettorali a getto continuo, abbiamo bisogno di un Parlamento che discuta e lavori e non che ogni tanto si sciolga».

Ad attendere Napolitano, oggi a Napoli, anche don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano e protagonista delle battaglie per l’ambiente della “Terra dei fuochi”. «Porto al Presidente della Repubblica le cartoline di 11 mamme che hanno perso i loro figli», ha detto don Maurizio. «Vorrei consegnarle al Presidente, se riuscirò a incontrarlo – ha affermato – Sono 110mila le cartoline e queste che gli porto oggi sono firmate dalle mamme. Si parla tanto di disastro ambientale e facciamo bene – ha aggiunto – ma si parla poco delle conseguenze di questo disastro. Appena ieri a Carinaro ho celebrato il funerale di Marianna, otto anni, morta per una leucemia».

In piazza, davanti al Maschio Angioino, ad attendere l’arrivo del presidente della Repubblica, c’erano anche un centinaio di avvocati delle sezioni distaccate del tribunale di Napoli, soppresse dalla riforma della geografia giudiziaria. Li guidava il presidente dell’ordine degli avvocati di Napoli, Francesco Caia. «Con la riforma e lo stop alle udienze nelle sedi distaccate ci sono 30 mila processi bloccati. Chiediamo l’intervento del capo dello Stato, al quale abbiamo chiesto di riceverci», ha detto Caia. Presenti, con striscioni, anche i responsabili delle associazioni forensi di Napoli e provincia e delle sezioni distaccate del tribunale di Ischia, Marano, Afragola, Frattamaggiore e Casoria.

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