La tregua è durata 24 ore: le toghe sono tornate a fare politica (di sinistra) ignorando Napolitano

21 Set 2013 16:12 - di Franco Bianchini

Napolitano ha chiesto ai giudici di fare i giudici e di non entrare a gamba tesa in politica. E loro hanno ancora una volta come esponenti di un partito. Anzi, di un partito “pesante”, di quelli che lanciano gli aut aut, organizzano manifestazioni, parlano attraverso comunicati stampa e magari condizionano il governo con le minacce di sfiducia. La replica alle parole del presidente della Repubblica è arrivata a distanza di ventiquattr’ore. Invece di abbassare i toni, il sindacato delle toghe ha immediatamente creato nuova tensione: «Siamo stati bersaglio di attacchi e insulti: non è una novità ma questi comportamenti sono diventati più numerosi e violenti, fino a giungere a una campagna organizzata di delegittimazioni». Una frase gravissima, pronunciata dal presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli. In sostanza, in Italia non puoi criticare la magistratura o avere dubbi sulla bontà delle sue decisioni e se lo fai sei parte di un “complotto”. Ma non solo «La situazione contingente – ha aggiunto Sabelli –continua a condizionare le riforme dopo i danni prodotti dalla stagione delle leggi ad personam». E qui il sindacato delle toghe (famoso per la sua imparzialità) è tornato a nutrirsi di antiberlusconismo, utilizzando termini e tesi care alla sinistra. Qualcuno dovrebbe ricordare ai magistrati che non è loro compito stabilire quali siano le leggi buone né di dettarle al Parlamento, gettando nel cestino l’autonomia delle istituzioni democratiche. Anche perché la Costituzione e la democrazia non possono essere considerate intoccabili e sacre solo quando fa comodo alla sinistra (e alle toghe).

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