La Kyenge “scivola” sulla famiglia e scoppia una nuova polemica

3 Set 2013 19:51 - di Giorgia Castelli

Le ultime affermazioni del ministro Cécile Kyenge sull’immigrazione clandestina e sullo ius soli provocano nuove polemiche. «Padre e madre sono nella Costituzione e la cittadinanza è anche conoscere la Costituzione», afferma l’assessore veneto al lavoro Pdl, Elena Donazzan. «Fare i genitori non è un gioco – dice – Dal concetto di matrimonio e famiglia derivano non solo diritti ma anche tutti quei doveri che madre e padre ogni giorno cercano di rispettare. Il ministro Kyenge non si copra con il ruolo “istituzionale” per fare dichiarazioni di parte – aggiunge – Non è oggetto di accordo di governo, quindi di posizioni istituzionali condivise, il dibattito su due istituti fondamentali per la nostra società come famiglia e matrimonio. Consiglio al ministro di leggersi l’articolo 29 della costituzione e l’articolo 143 del codice civile – conclude Donazzan – Quando ha letto la Costituzione, carta fondamentale per la cittadinanza, che è un dovere prima ancora che un diritto, ci ripensi e se non è d’accordo si dimetta, gli italiani se ne faranno una ragione». Dura la reazione del vicesegretario della Lega Nord, Matteo Salvini, secondo il quale il ministro Kyenge è «pericoloso per quello che dice e non perché è nata in Congo». «Potrebbe essere alta, bionda e con gli occhi azzurri – sottolinea Salvini – Dal mio punto di vista un ministro che dice che l’immigrazione clandestina non dovrebbe essere reato e che apre i concorsi pubblici anche agli stranieri, senza la cittadinanza italiana è un ministro che dipinge un’Italia che non c’è. Tu ministro della Repubblica italiana –  conclude Salvini – sei pagato per rispondere in primis ai cittadini italiani, per aiutare prima i cittadini italiani e poi aiutiamo tutto il resto del mondo».

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