E a sinistra se le suonano di santa ragione anche per il reality che piaceva tanto alla Boldrini

6 Set 2013 19:33 - di Bianca Conte

Per essere un programma umanitario, Mission ha già scatenato una guerra infuocata. Un conflitto scoppiato in seno alla sinistra e deflagrato sui media internazionali che, da El Pais a El Mundo, passando per la Abc, sta rimbalzando da settimane sul web, dove una petizione nata per chiedere la cancellazione del titolo dal palinsesto ha raggiunto in pochi giorni le migliaia di firme. Il reality, spacciato sulle prime come innovativo esempio di “social tv”, ambientato nei campi profughi di Sud Sudan, Mali e Congo, dove vengono catapultati per un paio di settimane varie coppie di vip, dovrebbe andare in onda su Raiuno a partire dalla fine di novembre. Per ora sono state registrate già due puntate, la prima con Michele Cucuzza e Barbara De Rossi, la seconda con Paola Barale ed Emanuele Filiberto, mentre sono in partenza Al Bano, Catherine Spaak, Ricky Tognazzi e Arisa. E tanto è bastato per innescare la miccia e far esplodere la polemica sul format, rincarata dai rumors su compensi e ingaggi dei vip; rilanciata dalle proteste di molte Ong e amplificata nelle interrogazioni mosse in Commissione di Vigilanza Rai. A partire proprio dal suo Presidente Roberto Fico, che sull’onda della bocciatura di Grillo – che sul suo blog, a proposito di Mission ha parlato di «spettacolare banalizzazione della tragedia» – ha postato su Facebook il suo parere in merito: «Si potrebbe valutare la possibilità di adottare un atto di indirizzo con cui la Commissione esprima il proprio punto di vista sulla trasmissione, nel caso si decida per la messa in onda». Insomma, un vero e proprio caso politico, nato e orchestrato tutto a sinistra, su cui in queste ore sono intervenuti i deputati Pd Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza; Federico Gelli, componente della commissione Affari sociali della Camera; e Luigi Bobba, componente della commissione bicamerale per l’Infanzia e l’adolescenza, i quali, a riguardo, hanno dichiarato: «Nel pieno di una situazione internazionale, che vede per il mondo il rischio di un nuovo conflitto in Medio Oriente, la Rai sembra intenzionata a proporre un programma che dovrebbe mescolare il dolore dei rifugiati con la spettacolarizzazione dei vip. Un accostamento sul quale il parlamento ha chiesto chiarezza e chiarimenti». Già, il Parlamento ha fatto e sta facendo il suo, se è vero che nei giorni scorsi è toccato alla stessa presidente della Camera, Laura Boldrini, esprimersi in merito, affidando dubbi, stroncature e ripensamenti alle colonne del quotidiano La Repubblica. Dichiarazioni con cui la terza carica dello Stato esortava ad «evitare strumentalizzazioni e spettacolarizzazioni», dopo essere però stata un’alleata della prima ora nella strutturazione del progetto televisivo, offrendo una preziosa sponda dall’alto del suo ex ruolo di portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Contributo interrotto quando, abdicato a quel ruolo, ha voltato le spalle all’esperimento, rinnegandone sviluppo e finalità. La partita, comunque, è tutta ancora da giocare: arrivare alla messa in onda la posta in palio. Mission impossible?

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