Violante pungola il Pd sulla legalità: al Cav va garantito il diritto di difendersi in Senato

31 Ago 2013 14:53 - di Redazione

All’interno del Pd il dibattito sul cosiddetto “lodo Violante” (rinvio del caso Berlusconi alla Consulta) è apertissimo nonostante le parole di chiusura al Pdl pronunciate da Epifani e dal premier Enrico Letta. In pratica, Violante non è isolato: lo dimostra la lettera dei senatori Pd eletti in Piemonte che, oltre a difendere le posizioni dell’ex presidente della Camera, specifica come il tema del possibile rinvio alla Consulta della decadenza del Cavaliere è argomento condiviso da giuristi non certo berlusconiani. In pratica i moderati del Pd, quelli che temono che si cementi l’asse tra il partito, Sel e i grillini, non hanno alcuna intenzione di mettersi il bavaglio. Lo stesso Violante oggi è intervenuto sull’Unità con un articolo a sua firma in cui chiarisce la sua posizione. “Se Berlusconi – scrive – dev’essere dichiarato decaduto dal Senato, come è probabile, questa dichiarazione deve avvenire nel rispetto delle forme del diritto, che sono la sostanza della legalità e della democrazia”. Il principale avversario ”può essere condannato moralmente e politicamente, ma gli si devono sempre garantire i diritti che in una procedura giudiziaria gli spettano”, spiega. Secondo Violante ”sarebbe lesivo della legalità e del principio di uguaglianza tanto riconoscere a Berlusconi trattamenti di favore quanto negargli i diritti che le leggi gli garantiscono”. Violante inoltre precisa: ”Io non ho avanzato alcuna proposta né tantomeno un lodo”. E aggiunge: ”Non ho proposto di sollevare l’eccezione di costituzionalità relativa alla legge Severino. Né tantomeno di votare contro la decadenza del senatore Berlusconi. Non sono mai entrato nel merito della questione”. Ma, prosegue, ”ho sostenuto che dev’essere la Giunta a valutare e che la Giunta non dev’essere strattonata”. Rivolto al Pd solleva l’interrogativo: ”L’intero partito intende riconoscere davvero al senatore Berlusconi il diritto di difendersi e al Senato il dovere di ascoltare e di decidere solo dopo aver ascoltato? O per alcuni di noi l’ascolto delle ragioni del condannato diventa un orpello formale quando l’interessato è il tuo principale avversario?”. Interrogativi che vanno al di là della questione contingente e che coinvolgono la natura stessa della sinistra, se cioè essa sia capace o no di liberarsi dai manicheismi del passato e del presente.

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