Via libera di Montecitorio allo “svuotacarceri”. No di Lega, M5S e Fratelli d’Italia

5 Ago 2013 20:52 - di Romana Fabiani

Sì dell’Aula della Camera al cosiddetto decreto legge svuotacarceri. Il testo è stato approvato con 317 sì, 106 no e un astenuto. Pd, Pdl e Sel hanno sostenuto il provvedimento, contrari Lega, Fratelli d’Italia e Cinquestelle. Dopo aver esaminato circa 450 emendamenti, l’aula di Montecitorio ha dato il via libera al tormentato provvedimento che ora torna a Palazzo Madama per una seconda lettura. La Camera, infatti, ha corretto alcune parti che avevano scatenato molte polemiche, tra cui l’esclusione dei reati di stalking, e finanziamento illecito ai partiti. Nel corso delle votazioni sugli emendamenti, il leghista Gianluca Buonanno ha sintetizzato così la posizione del Carroccio: «Un miliardo e mezzo di euro per mantenere 25mila stranieri venuti in Italia per delinquere è folle. Bisogna rimandarli a casa». All’intervento è seguita una baruffa con il vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti, quando il deputato leghista ha chiesto di spiegarsi in dialetto. «No, no. Me lo dica in italiano», ha replicato duro Giachetti, «a Montecitorio si parla italiano. Non in dialetto». L’esponente del Carroccio ha controreplicato «Ma come, qui a Roma voi parlate in dialetto. Con questo provvedimento “nduma i numer”». Per il Carroccio questo decreto non è altro che «un indulto mascherato che richiama l’indulto voluto dal Governo Prodi nel 2006», ha detto Nicola Molteni. Tra le principali novità introdotte dal lavoro delle commissioni sul testo licenziato al Senato la reintroduzione del carcere o degli arresti domiciliari  per chi è accusato del reato di stalking, ma anche di finanziamento illecito ai partiti, falsa testimonianza e abuso d’ufficio. In prima lettura al Senato, infatti, era stato approvato un emendamento di Lucio Barani che spostava  il tetto per il carcere preventivo a 5 anni tagliando fuori tutti i reati che hanno una pena massima di 4 anni. E ancora: viene ampliata la possibilità per il giudice di ricorrere, al momento della condanna, a una soluzione alternativa al carcere, costituita dal lavoro di pubblica utilità. Questa misura, prevista per i soggetti dipendenti da alcol o stupefacenti, fino ad oggi poteva essere disposta per i soli delitti meno gravi in materia di droga, mentre con il provvedimento potrà essere disposta per tutti reati commessi da questa categoria di soggetti. Infine niente più benefici, come la semilibertà e l’affidamento ai servizi sociali, ai recidivi: lo prevede un emendamento della commissione approvato con il no di Sel e l’astensione dell’M5S. Critica  Giorgia Meloni che in dichiarazione di voto ha ricordato che «sono 60 anni che siamo in emergenza. In Italia ci sono circa 66 mila detenuti, poco più di 100 detenuti ogni 100 mila abitanti, un rapporto più basso della media europea: ma il problema è che in Italia ci sono meno carceri della media europea. Ogni bambino di cinque anni troverebbe la soluzione: costruire piu’ carceri». Questo decreto – ha sottolineato Antonio Marotta annunciando il voto favorevole del Pdl – «non ha nulla a che vedere con indulto o amnistia e nessuno in base alle sue previsioni lascerà il carcere». I pentastellati non si smentiscono neanche in questa occasione. «Il M5S continua a sentire “puzza nauseabonda” nel Parlamento». La frase è scappata ad Andrea Colletti durante la dichiarazione di voto in diretta tv. Il grillino viene subito redarguito dal vicepresidente Luigi Di Maio (anche lui del M5S). «Non offenda il Parlamento», dice al collega di partito. Ma Colletti non si ferma: «Spesso il Parlamento si offende da solo», dice concludendo l’intervento.

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