Scilipoti si difende: io fedele al Pdl? Non sono un cane, ma non sto con le valigie in mano

27 Ago 2013 19:52 - di Redazione

È nuovamente al centro dell’attenzione Domenico Scilipoti, il senatore del Pdl indicato da più parti come disponibile a votare la fiducia a un Letta-bis anche contro le scelte del partito che lo ha portato al Senato. Se Berlusconi decidesse alla fine di staccare la spina all’esecutivo, dunque, Scilipoti, da bravo ex responsabile, confida appunto sul prevalere della “responsabilità”. Lui non smentisce e non conferma, e si gode le sue giornate di improvvisa notorietà, tenendo i cronisti in attesa di un pronunciamento che non arriva. Più o meno, Scilipoti ripete le stesse cose che disse quando lasciò l’Idv per sostenere il governo Berlusconi: la sua stella polare, ribadisce, è l’interesse del Paese. “Sono ormai leggermente confuso visto che quando si sostengono tesi nell’interesse generale del Paese si fa passare l’onorevole Scilipoti come uno con le valigie in mano, pronto ad andare di qua o di là”. Intervistato da SkyTg24 rifiuta di impostare la questione in termini di “fedelta'”: “Che c’entra la fedeltà? Fedeli sono i cani…  C’è la coerenza nel rapporto con il partito che ti ha eletto, ma è giusto – rivendica – che ci sia anche un dibattito.  Coerenza non significa che non si possa esprimere un’opinione diversa dagli altri”. In sostanza, il messaggio di Scilipoti è che “tutti i segretari devono trovare la convergenza che avevano trovato alla nascita del governo di larghe intese”. “Io – riprende – guardo all’interesse del Paese, non di un partito o di un gruppo. Ora c’è un governo di larghe intese e Pd e Pdl stanno insieme…”, quindi, riprende “se i segretari di partito hanno difficoltà, facciano in modo che la politica torni ad essere mediazione”. La sua mission è sempre la stessa: l’interesse del Paese, cioè evitare il voto. Purché, avverte Guido Crosetto (FdI) la sinistra non lo faccia diventare un “redento”: da “traditore venduto” (quando passò con Berlusconi) a “salvatore della Patria”. Ironizza Clemente Mastella intervistato dall’Huffington Post: “Questa legge elettorale non funziona. Uno pensa di avere eletto un manipolo di pretoriani e invece non lo sono, dunque è evidente che la legge va riformata”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *