Prese a martellate in faccia un gioielliere: è già fuori, anche questa è la giustizia italiana

1 Ago 2013 14:25 - di Gabriele Farro

Arrivederci e grazie, sorrisi e strette di mano. L’uomo che tentò una rapina in pieno centro a Foligno, aggredendo ferocemente il titolare di una gioielleria, ha patteggiato una pena a due anni e tre mesi di reclusione chiudendo rapidamente il conto con la giustizia. Ora si appresta a uscire dal carcere e andare agli arresti domiciliari dove si trovava dal giorno della rapina nel cui corso venne arrestato in flagranza. Tutto in regola, tutto secondo la legge, in linea con quella che è oggi la giustizia italiana. Eppure la vicenda ha fatto parlare molto: il rapinatore cinquantenne entrò intorno alle 11 del mattino nella gioielleria Marchetti e chiese al titolare di mostrargli un orologio particolarmente costoso. Ma mentre l’orefice apriva la cassaforte, l’uomo tirò fuori un martello e lo colpì con violenza tre volte al viso, tra la fronte e la testa. Nonostante le martellate e le profonde ferite il gioielliere, rimasto cosciente, diede vita a una colluttazione, riuscendo a disarmare il malvivente e guadagnando l’uscita del proprio negozio. Una volta in strada, chiese aiuto ai passanti mentre il malvivente tentava di abbandonare l’oreficeria. Subito notato da alcune persone, l’uomo fu inseguito e poco dopo bloccato da un vigile urbano in servizio. Ora tutto è finito, tra rose e fiori. Ma a differenza delle favole, a essere felice è solo il rapinatore che ha avuto la “fortuna” di uscire dai guai in un batter d’occhio. Del resto, cosa saranno mai tre martellate in faccia a un gioielliere nel giudizio dei perbenisti e della sinistra radical chic? Niente. E a pensarci bene, se chi mette a ferro e fuoco una città viene trattato con i guanti, se chi lancia molotov contro i cantieri della Tav trova sempre qualcuno che gli dà ragione, perché mai prendersela con un rapinatore? Forse perché sarebbe il momento di tutelare le vittime e forse perché una certa giustizia continua a difendere Caino dimenticando Abele. Quindi è una giustizia non uguale per tutti. E il gioielliere ringrazi, è stato baciato dalla fortuna: se fosse riuscito a dare un cazzotto al rapinatore, procurandogli una leggera ferita, probabilmente sarebbe finito sui giornali come un violento. E magari sarebbe andato incontro a parecchi guai.

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