Per evitare lo scacco matto il Cavaliere faccia la mossa del cavallo

12 Ago 2013 16:41 - di Mario Landolfi

Non è stata ancora riesumata e già Forza Italia si trova a combattere su tre fronti infuocati: agibilità politica di Berlusconi, abolizione dell’Imu sulla prima casa, sostanziale tutela del Porcellum elettorale.
La prima è la più difficile perché gli spazi di manovra per una soluzione politica postcondanna sono pressoché inesistenti. La grazia presidenziale è ostacolata da insuperabili motivi tecnico-giuridici mentre appare destinata a non dover subire rinvii la scadenza di fine ottobre entro cui avrà termine al Senato l’iter sulla decadenza di Berlusconi dall’assemblea di Palazzo Madama. Le diplomazie del Quirinale e di Palazzo Grazioli sarebbero perciò al lavoro per indurre il Cavaliere almeno ad accettare il verdetto della Cassazione e a rinfoderare gli attacchi alla magistratura. Sarebbe il primo passo per svelenire un pesantissimo clima di risentimenti e di rancori che sta già mettendo fuori uso il governo. Ma le probabilità che la mediazione riesca sono prossime allo zero.
Molto più comoda – almeno così appare – è la partita che Forza Italia gioca sull’Imu. L’80 per cento degli italiani è proprietario di un’immobile. La battaglia per abolirla risulta a dir poco popolare ed in più ha il pregio di ammantare di contenuti diversi dalle vicende giudiziarie di Berlusconi un eventuale disimpegno di quest’ultimo dalla maggioranza a sostegno del governo. Ma le apparenze ingannano e molti osservatori sono pronti a giurare che quella che stringe tra le mani l’ex-premier sia una pistola completamente scarica. Del resto tutti, persino le pietre, sanno che Napolitano non scioglierà mai le Camere senza che queste abbiano prima provveduto a modificare la legge elettorale. Se il Cavaliere apre la crisi, nessuno può escludere in partenza la formazione di una maggioranza diversa – semmai formata da spezzoni di grillini, da settori moderati del centrodestra e dalle truppe di Sel – in grado di archiviare l’attuale Porcellum e di approvarne una modellata a proprio uso e consumo. È la prospettiva che Forza Italia teme più di tutte. E non a torto: abbandonare il governo al buio, cioè senza la prospettiva certa del voto anticipato, significa esporsi al rischio di un processo di autoghettizzazione cui fatalmente seguirebbe una vistosa riduzione del consenso elettorale. Anche quella legata all’Imu, quindi, appare una strada tutt’altro che praticabile e tutt’altro che in discesa.
La terza battaglia è di contenimento. Fosse per Berlusconi, il Porcellum non andrebbe neanche ritoccato. Ma sa troppo bene che senza modifiche va a farsi benedire anche la possibilità di ritornare alle urne, cioè l’unica prospettiva capace di aggiungere concretezza e deterrenza alla sua minaccia di staccare la spina all’esecutivo. Da qui l’idea di limitarne il restyling ai soli aspetti attualmente sub judice della Consulta, che entro il 3 dicembre ne dovrà verificare la costituzionalità. Di tutt’altro avviso il Pd che invece preme per il doppio turno. Probabile, quindi, che il punto di mediazione si attesti intorno al vecchio Mattarellum a turno unico. Il pro di tale soluzione sta nell’indebolimento grillino e nel rafforzamento del bipolarismo; il contro risiede invece nel fatto che un minuto dopo Forza Italia non potrebbe più catapultare dall’alto i propri candidati e sarebbe costretta a fare i conti con un territorio cui da anni nessuno più dà conto di quel che succede nel partito.
In definitiva, comunque la si rigiri, la condanna inflitta dalla Cassazione si sta risolvendo in uno scacco matto in danno dell’unico, vero protagonista degli ultimi vent’anni di storia patria. A questo punto, delle due l’una: o il Cavaliere rovescia la scacchiera contestando la regolarità della partita perduta e sollecitando una sorta di pronunciamento popolare contro il verdetto con tutto quello che ne consegue in termini di confusione eversiva oppure, com’è auspicabile, ricorre alla spiazzante mossa del cavallo dimettendosi dal Senato prima che arrivi lo scontato e umiliante esito della decadenza. Potrebbe farlo con motivazioni alte e responsabili.
Sarebbe quello il momento per ammainare una certa rappresentazione del berlusconismo e per innalzare le ragioni e le passioni grazie alle quali, con alterne fortune, un out-sider geniale e volitivo è riuscito con gli ingredienti della sua personalissima vicenda umana ed imprenditoriale a scrivere gli ultimi vent’anni di autobiografia nazionale.

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