Marò, l’India solleva l’ennesimo problema: dobbiamo ascoltare gli altri quattro fucilieri

13 Ago 2013 15:14 - di Antonio Pannullo

Torna protagonista il “metodo indiano”, ossia il sistema pre procrastinare indefinitamente le cose e prendere l’avversario per stanchezza. L’inviato del governo italiano per la crisi dei marò, Staffan de Mistura, è Nuova Delhi per un nuovo incontro con Massimiliano Latorre e Salvatore Gironee con i legali che seguono la loro vicenda giudiziaria. Nel corso della sua visita de Mistura vedrà il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid. «Le indagini – ha indicato il portavoce del ministero degli Esteri indiano, Syed Akbaruddin – riguardanti l’incidente in cui sono coinvolti i marò sono in una fase delicata perché c’è un problema di testimoni che erano a bordo della nave e che non sono disponibili per un interrogatorio qui in India». Come è noto, ha proseguito Akbaruddin, «le indagini sono in mano alla Nia che ha interrogato molti testimoni ma che ne vuole sentire altri che non sono disponibili. Per questo abbiamo anche scritto alle autorità italiane rappresentando questa esigenza che gli investigatori indiani considerano essenziale per concludere le loro indagini». Il riferimento è agli altri quattro quattro fucilieri di Marina (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) che insieme a Latorre e Girone formavano il team di sicurezza della petroliera “Enrica Lexie”. La Nia ha chiesto la loro presenza a Nuova Delhi, ma il governo italiano ha considerato la richiesta non accettabile controproponendo tre ipotesi: un loro interrogatorio in Italia, una videoconferenza o una protocollo di domande e risposte scritte. Proposte rifiutate dagli indiani con vari pretesti: ad esempio, per la videoconferenza, hanno detto che ci sarebbero non meglio precisate «difficoltà tecniche». In ogni caso, è escluso che gli altri fucilieri di Marina «siano inviati a Nuova Delhi per testimoniare». Lo ha detto all’Ansa l’inviato del governo de Mistura. «Non saranno inviati: si tratta di una decisione presa in Italia a tutti i livelli, compreso il mio. Siamo fiduciosi di trovare un’altra soluzione». Ora gli indiani prenderanno questa presunta difficoltà a pretesto per non rilasciare i nostri marinai ingiustamente detenuti in India dal febbraio del 2012.

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