Letta si è tirato la zappa sui piedi e le “larghe intese” si sono drasticamente ristrette

21 Ago 2013 13:56 - di Gennaro Malgieri

Dopo il pur cauto, almeno così è stato da più d’uno interpretato, via libera di Enrico Letta al Pd affinché i suoi rappresentanti nella Giunta delle elezioni applichino la legge sulla decadenza e, di conseguenza, provochino la cacciata di Berlusconi dal Senato, crediamo che le “larghe intese” si siano inesorabilmente ristrette ancora di più rispetto a qualche giorno fa. Imprudenza del presidente del Consiglio o aperta sfida al Pdl per snidarlo al punto da minacciare che “ognuno si assumerà poi le proprie responsabilità”? L’una e l’altra ipotesi si tengono insieme. Letta non ignora che con il suo “affondo” o assist, che dir si voglia, ha come “liberato” Epifani dall’incubo di rendersi protagonista della caduta del governo. Ma ha commesso un errore che si ritorcerà contro di lui quando si tratterà di rimettere in piedi un governo sia pure “elettorale”.

Infatti, sarebbe stato apprezzato da chiunque, perfino nel suo partito, se si fosse tenuto fuori dalla mischia. Considerando poi che la legge Severino è oggettivamente sub judice e non è escluso un ricorso alla Consulta per un giudizio sulla sua costituzionalità, il premier avrebbe fatto meglio a non impegolarsi in una faccenda dirompente che non può restare senza risposta dal Pdl stesso e, dunque, rendere maggiormente precario l’esecutivo che guida. Che il “testo Severino” vada rispettato”, come ha avvertito Letta, è fuori discussione: una legge non può in alcun modo essere disattesa. Ma come? È questo il punto. Se si assume per buona, secondo numerosi costituzionalisti, che la normativa penale non può in alcun modo essere retroattiva (ed è questo il classico caso di specie direbbero i giuristi), Berlusconi dovrebbe restarsene tranquillamente al suo posto. Al contrario se si assume un atteggiamento che cozza con il diritto e con la prassi, è fin troppo chiaro che il responso sarà politico, con tutto quel che ne segue.

E la prima conseguenza non potrà che essere il disimpegno del Pdl dal governo, la fine della maggioranza “artificiale”, la caduta dell’esecutivo, la ricerca di nuove soluzione che al momento non si vedono e probabilmente le elezioni anticipate, con la vigente o con una nuova legge elettorale “di salvaguardia” (cioè a dire intervenendo soltanto sul premio di maggioranza e lasciando inalterato il Porcellum).

Sarà d’accordo Napolitano su quest’ultima prospettiva. Certamente no. E allora che si fa? Si apre uno scenario inquietante. Fallito il “suo” governo, al capo dello Stato non resterebbe che rassegnare le dimissioni. Questo Parlamento sarebbe costretto ad eleggere il suo successore (Prodi, Rodotà, D’Alema, un Carneade qualunque?) e poi impegnarsi a trovare una maggioranza (non sappiamo quale) o sciogliere le Camere, sempre con la spada di Damocle della legge elettorale sul capo naturalmente.

Il tutto, è bene ricordarlo, avverrebbe nell’ambito del semestre di presidenza italiana dell’Ue: chi sarà a palazzo Chigi a fare gli onori di casa, per cosi dire, oltre a governare una sessione particolarmente importante e delicata della politica europea?

Letta, incoraggiando il Pd nel suo atteggiamento aggressivo, mentre avrebbe dovuto fungere da mediatore se non proprio da pacificatore, in vista di turbolenze economiche, politiche e sociali, è come se si fosse tirato la zappa sui piedi. Non ce lo aspettavamo da un politico accorto e navigato come lui che probabilmente – ed è l’unica spiegazioni che riusciamo a dare – avendo fiutato il pericolo che  correva  nel Pd non schierandosi, lo ha fatto a suo modo, intervenendo, cioè, in una materia che dovrebbe vedere il governo, ed ancor più il presidente del Consiglio, se non disinteressato (sarebbe impossibile) almeno distaccato pubblicamente e lasciare che le forze politiche lavorino in Parlamento in piena autonomia.

Certo è, tra tanti dubbi, che l’archiviazione delle “larghe intese” è nei fatti. E chi pensa che una ventina di senatori del Pdl possano puntellare un governo in crisi s’illude. Se Letta è tra questi vuol dire che è stato consigliato male.

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