La sinistra si nasconde nei “box del sesso” mentre il sindaco di Montesilvano si pavoneggia

20 Ago 2013 15:33 - di Fulvio Carro

Chi di sesso ferisce, di sesso perisce. La sinistra, che per anni non ha mai voluto neppure fare un piccolo cenno alla possibilità di regolarizzare la prostituzione («è mercificazione del corpo della donna», la frase usata per tagliare corto) si trova alle prese con la bomba dei garage del sesso, voluti proprio da un esponente del Pd, il sindaco di Montesilvano. Che insiste: «Ho l’impressione che i cittadini stiano con me e non con i moralisti». Non si placano le polemiche sull’idea lanciata su facebook da Attilio Di Mattia, quella di istituire box nella città adriatica dove ospitare le prostitute e i clienti. Un’idea scopiazzata dal modello svizzero di Zurigo. Gli unici che hanno accolto la proposta con entusiasmo sono stati i radicali mentre in giunta alcuni assessori sono rimasti interdetti, tanto da spingersi fino a chiedere le dimissioni del sindaco («si preoccupi piuttosto di studiare il piano traffico…). Decisamente meno diplomatico il coordinatore del Pdl Lorenzo Sospiri: «Il sindaco di Montesilvano ha perso il senso del ruolo istituzionale che ricopre, ossia quello di primo cittadino rispettoso delle leggi dello Stato italiano. Ferma restando l’enorme ipocrisia che circonda il fenomeno della prostituzione, non ritengo concepibile che un sindaco venga a proporre di aprire sulla nostra costa i garage del sesso». L’Udc ha messo in discussione l’appoggio alla maggioranza, mentre il Pd per giorni non ha parlato, come se fosse immerso in uno stato di ipnosi. Perché è di per sé già difficile districarsi tra le ipocrisie e le contraddizioni della sinistra, figuriamoci se poi ci sono di mezzo i box del sesso.

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