Inizia la corsa per far fuori Berlusconi dalla politica entro ottobre, il Pdl già pensa a un ricorso al Tar

12 Ago 2013 16:38 - di Redazione

«No, non si arriverà a novembre, l’aula del Senato voterà sulla decadenza di Berlusconi entro ottobre, ce la faremo». È carico, eccitato, gasatissimo Dario Stefano, presidente della Giunta per le elezioni del Senato, che in piena estate si ritaglia un briciolo di celebrità dando le scadenze del possibile siluramento politico del Cavaliere: «I tempi della Giunta dipendono dalle decisioni del relatore – osserva – ma questo cambierà di poco, una settimana in più o in meno, a settembre. Poi l’aula voterà entro il mese di ottobre». Ma se il governo cadesse prima del voto del Senato, Berlusconi potrebbe candidarsi alle prossime elezioni? «Assolutamente no – risponde Stefano – la Giunta decide sulla decadenza dall’attuale mandato. In ogni caso la legge Severino introduce un argomento che sarà ineludibile e a me sembra impossibile che gli organi preposti alla validazione del risultato elettorale, in primis la Corte di Appello, possa validare l’elezione di uno incorre nelle prescrizioni della legge Severino. Alle ultime amministrative la legge è già stata applicata, vedi il caso di ‘Tarzan”», è l’autorevole esempio di Sel, che non vede l’ora di mettere le mani sullo scalpo di Berlusconi. Ma il Pdl non ci sta e annuncia un possibile ricorso al Tar. «Se l’aula del Senato non si dovesse pronunciare sulla decadenza di Berlusconi perchè il governo cade prima e si sciolgono le Camere, potrebbe essere la Corte d’Appello a proclamare la decadenza. Fermo restando che comunque si potrebbe presentare ricorso al Tar, sollevando tutte le questioni giuridiche che sono già state sollevate in giunta», dice il presidente della commissione Giustizia del Senato Francesco Nitto Palma (Pdl), spiega così cosa potrebbe accadere nel caso il Parlamento venisse sciolto prima della proclamazione della decadenza di Berlusconi dal mandato di parlamentare. Secondo la legge, aggiunge, “quando uno si trova in una situazione di incandidabilità, la Corte d’Appello deve sospenderlo dalle liste elettorali, ma si può agire davanti al giudice amministrativo e avanzare tutte le questioni giuridiche che sono già state avanzate o che verranno avanzate davanti alla Giunta per le elezioni e immunità”. «È chiaro – conclude – che poi, alla fine, è molto probabile che il Tar respingerà il ricorso visto che la legge Severino sul punto è chiarissima, ma per legge si può fare».

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