In un Ferragosto bollente si prepara un autunno al calor bianco.

13 Ago 2013 14:30 - di Gennaro Malgieri

Ferragosto bollente. All’orizzonte il caos. Berlusconi attende un segnale dal Quirinale che gli garantisca l’ “agibilità politica”. Il Quirinale attende da Berlusconi un gesto di “buona volontà” che gli consenta di poter affrontare lo spinoso dossier con qualche chance di successo di fronte alle forze politiche. Queste sono in allarme. Tutte. Il Pdl, il Pd, M5S, Scelta civica, Lega, Sel attendono con apprensione gli eventi legati all’espulsione o meno del Cavaliere dalla vita politico-parlamentare. Sullo sfondo lo spettro delle elezioni anticipate, con o senza l’eleggibilità di Berlusconi. Con o senza la legge elettorale. Con o senza il rischio della possibile dichiarazione di decadenza del Parlamento eletto. Quale governo potrebbe governare in queste condizioni? Nessuno. Infatti Letta non governa. Ci prova, con tanta buona volontà, ma non basta affermare che se l’esecutivo rimane in carica forse l’Imu non si pagherà e l’Iva non aumenterà. Ci vuole ben altro per tenere a galla la barchetta dell’Italia.

I reportage, invero assai scarsi considerata la stagione, dalle località di villeggiatura, non ci raccontano del solito Paese vacanziero, ma di un Paese preoccupato che in spiaggia o ai monti si interroga su quale sarà il suo destino con l’apprensione di chi non crede che possa averne uno. E, come tutti gli indicatori segnalano, sarà ben difficile un autunno tranquillo stante la situazione politica sopra sommariamente descritta, mentre s’avanzano spettri economici e finanziari dai quali disgraziatamente attiveranno conflitti sociali di portata certamente notevole al punto da mandare per aria anche quella necessaria coesione di cui ci sarebbe tanto bisogno per affrontare l’emergenza.

Ecco. L’intreccio tra crisi politica, istituzionale, sociale rischia di far deflagrare il Paese. Il capo dello Stato in queste ore, da quanto sappiamo, rivolge la sua attenzione a tutti e tre i fronti, ma ben difficilmente riuscirà a venire a capo di almeno uno: l’impossibilità è connessa al semplice fatto che essi sono inestricabilmente interdipendenti e perciò la crisi italiana in questa torrida estate si configura priva di vie d’uscita. A meno di non voler considerare il “galleggiamento” come una sorta di salvataggio minimo.

Considerazioni pessimistiche, si dirà. E così è. Ma c’è davvero qualcuno capace di intravvedere altro scrutando l’orizzonte ed avendo ben presenti gli elementi che sembra si siano apparecchiati al meglio per provocare un collasso dalle proporzioni gigantesche? Se guardiamo oltre i nostri confini e ci soffermiamo, per esempio, sulla Grecia, ricorderemo che due anni fa da quelle parti si respirava aria di rivolta e se la guerra civile ha fatto capolino per le strade di Atene e di Salonicco arrestandosi ad un passo dall’incendio totale del Paese è stato perché il sistema istituzionale comunque reggeva. Da noi, diciamocelo con franchezza, non regge più e non c’è più nessuno capace di arginare le crisi di legalità che potrebbero mettere l’Italia in ginocchio.

Non è un mistero che in questi giorni si paventa la possibilità delle dimissioni di Napolitano qualora le “larghe intese” cedessero e le spinte elettoralistiche si facessero non più sopportabili a fronte di una legge elettorale non modificata sostanzialmente. Se dovesse accadere chi  garantirebbe la convivenza civile? Ma davvero qualcuno crede che un altro governo, magari composto da Pd, Sel e M5S, potrebbe sostenere il peso del conflitto politico-istituzionale accanendosi innanzitutto contro Berlusconi?

Una follia. Eppure intorno a questa follia i giornali di oggi (come  ieri e  domani) si esercitano alla ricerca del perduto senso della politica. Già, la sintesi del tutto è proprio questa: la politica non c’è più e da tanto tempo, purtroppo. E gli effetti si vedono. Drammaticamente.

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