Galli della Loggia violenta la storia politica italiana e cancella dai libri Alleanza nazionale

26 Ago 2013 19:47 - di Corrado Vitale

Il professor Ernesto Galli della Loggia vede nero nel futuro del centrodestra italiano e, in generale, in quello dei cosiddetti “moderati” . La qual cosa, sia detto per inciso, non è una novità. È notorio infatti che gli editoriali dell’illustre studioso sul Corriere della Sera non sono molto consigliabili a chi soffre di depressione.  L’effetto che producono è l’esatto opposto di quello del caffé Lavazza: più li mandi giù e meno di tirano su.  Se poi l’autorevole  editorialista parla della destra e dei suoi  dintorni,  allora, per dirla con il povero Troisi, non ci resta che piangere. Galli della Loggia non ha pressoché mutato di una virgola quello che scrisse nel lontano 1997: “impresentabili” eravamo a suo giudizio allora, e “impresentabili” saremmo ancora oggi.

Con il suo ultimo editoriale, lo studioso ha però superato se stesso. Dopo aver vaticinato una sorta di “Apocalisse” per il Pdl, l’editorialista del Corriere cancella con un tratto di penna vent’anni di storia politica: quella di Alleanza nazionale.  Si fa fatica a  ricostruire il ragionamento gallidellaloggiano, ma per dovere di cronaca è necessario farlo. Premesso che la crisi dell’area di destra e di centro «viene da lontano», l’autore così  descrive il passato: «Se ci si pensa con attenzione – Dc a parte, che aveva natura e origini diverse, e a parte le formazioni monarchico fasciste ereditate dal passato precedente – una tale area in settant’anni non ha espresso che due formazioni significative:  l’Uomo  Qualunque (che visse un brevissima stagione dal 1944 al 1947) e Forza Italia». E la svolta di Fiuggi, la nascita di An, la lunga dialettica interna al centrodestra e lo scontro finale tra Fini e Berlusconi? È come se tutto ciò non fosse mai esistito. Ragazzi, dopo essere stati a lungo “impresentabili”, siamo anche degli “inesistenti”.

È una provocazione troppo sfacciata e clamorosa per non suscitare qualche pensierino malizioso. E non si va probabilmente molto lontano dal vero sospettando  che Galli della Loggia esprima una posizione, non sapremmo dire quanto condivisa nell’establishment, volta a rimuovere la cultura politica della destra dalla scena italiana, in vista di quelle che potranno essere le future trasformazioni della geografia politica. Ma, se è così, l’editorialista avrebbe fatto prima a dichiarare la sua simpatia per figure come Renzi e Letta, nella speranza che ci siano, chissà quando,  praterie sconfinate di consenso a destra. Ci rassicura però il pensiero che, alla fine, gli intellettuali difficilmente  ne azzeccano una.

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