Fruttivendoli in rivolta contro la liberalizzazione della zucchina voluta dal governo

9 Ago 2013 20:15 - di Redazione

«Se avessero tutti controlli, obblighi e tasse che abbiamo noi, col cavolo che lo farebbero!». Daniele Mariani ha un importante negozio di ortofrutta a Modena ed è furioso contro la norma del contenuta nel Dl Fare che accorcia la filiera commerciale rendendo più facile agli agricoltori la vendita direttamente in azienda dei propri prodotti ai consumatori. Una norma che certifica di fatto il “km zero”, pratica sempre più diffusa tra le famiglie tanto che nel 2012, secondo una ricerca Coldiretti-Censis, oltre 21 milioni di italiani hanno acquistato direttamente dal produttore, e di questi 14 milioni lo fanno abitualmente. «I farmer market sono una truffa – tuona invece Luigi, titolare di un storico banco di ortofrutta al mercato romano del Testaccio – si riforniscono di prodotti all’ingrosso a Guidonia, Latina, Albano e li vendono come fossero loro, a prezzi più alti. Noi paghiamo le tasse, abbiamo mille controlli e loro no. Concorrenza sleale ? altrochè, qui è tutto un bailamme». Luigi è amareggiato, ha 65 anni e sta per chiudere il banco che da 100 anni appartiene alla famiglia. «Il guadagno non basta più, con i negozi aperti 24 ore al giorno degli extracomunitari che ci dormono dentro. Come faccio a stare dietro a questi? non è vita», dice. «Io per vendere una mela devo fare lo scontrino, passare le norme di sicurezza, avere il pavimento pulito, e c’è chi mi controlla la provenienza dei prodotti. Queste cose valgono anche per loro ?», dice Daniele. “Loro” sono le aziende agricole, colpevoli secondo i titolari dei piccoli negozi di non rispettare il complesso prontuario che regola la vendita al dettaglio. «Vendono sulla terra, per strada, su cassetta di recupero, non sta nè in cielo nè in terra» tuona il signor Daniele che ha già chiuso l’altro negozio che aveva in centro a Modena. La norma del Dl Fare, oltre a organizzare il consumo sul posto per i clienti, senza ulteriori autorizzazioni, consente anche la vendita diretta in occasioni di sagre e fiere senza necessità di comunicarlo preventivamente al Comune. O anche di avviare l’e-commerce contestualmente all’invio della comunicazione. «È un sostegno importante alla costruzione del rapporto diretto fra agricoltori e consumatori e per sostenere il reddito delle imprese agricole» dicono le organizzazioni agricole. «C’è un abusivismo dilagante che non viene combattuto, a me hanno fatto una multa da 1.500 euro per una inesattezza sulla provenienza di un prodotto. Gli extracomunitari non pagano e strappano i verbali. Tanto si chiamano tutti Mohamed, e chi li rintraccia ?».

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