Al Lido la “bella politica” di Berlinguer? Noi preferiamo ricordare quella di Giorgio Almirante

30 Ago 2013 16:33 - di Girolamo Fragalà

Militanza, entusiasmo, comizi oceanici. Passione, senso di appartenenza, sacrificio. E quell’idea che si scriveva con la “i” maiuscola per indicare qualcosa di supremo, da difendere contro tutto e contro tutti. C’era anche questo negli anni Settanta e in buona parte degli anni Ottanta. Anni difficili, di tensione e di sangue dove – in contrapposizione al pentapartito egemonizzato dalla Dc e dal Psi – si sventolava la bandiera della questione morale, tenuta alta da chi non si era compromesso con il potere. Ora – dopo gli scandali e la progressiva perdita di credibilità della classe dirigente – si riparla di quei tempi e del bisogno della politica vera, in un’operazione nostalgia che ha quasi sempre lo stesso protagonista, Enrico Berlinguer. Fuori concorso a Venezia viene proiettato il documentario di Sesti e Teardo La voce di Berlinguer, come punto cruciale della bella politica. Il film comincia con le immagini drammatiche  del leader del Pci colpito da un ictus durante un comizio a Padova (7 giugno 1984) per poi ripercorrere le immagini dell’Italia di allora accompagnata proprio dalla voce dello stesso Berlinguer che – dice Sesti – «era dotato di una tale autorevolezza da poter affrontare temi alti come il modello di sviluppo e la questione morale». Nulla da eccepire tranne che si tratta sempre di una visione di parte. O meglio, si racconta solo una pagina della storia, strappando il resto. Nessuno mette in discussione il valore di Berlinguer (al di là delle profonde differenze ideologiche) ma è indubbio che la vera questione morale in quegli anni era nel patrimonio della destra missina, di quell’area che era stata volutamente e strategicamente messa fuori da ogni gioco politico, ghettizzata perché dava fastidio e aveva un leader – Giorgio Almirante – di una statura superiore, capace di affascinare chiunque, portatore di idee innovative e “rivoluzionarie”. Non è un caso se uno dei più famosi manifesti del Msi recitava la storica frase Noi possiamo guardarti negli occhi, ed era ciò che non potevano fare gli altri, come poi i fatti hanno ampiamente dimostrato. Quando si parla di buona o di bella politica, quindi, non si può ridurre tutto alla figura di Berlinguer. A meno che non si voglia manipolare la storia del nostro Paese. Una faziosità che con la destra non ha mai funzionato perché – come diceva Almirante – «noi siamo caduti e ci siamo rialzati parecchie volte. E se l’avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarci». Al di là dei film-documentari.

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