Agenzia per i fondi Ue: una svolta per l’efficienza della Pa o un nuovo, inutile carrozzone?

27 Ago 2013 18:03 - di Aldo Di Lello

Nel decreto per la Pa è stata inserita una norma che prevede l’istituzione di una Agenzia ad hoc per la gestione dei fondi comunitari nel periodo 2014-2020. La costituzione di tale organismo prevede l’assunzione di 120 tecnici con il compito di non far perdere neanche un centesimo delle risorse Ue destinate all’Italia e di sovrintendere al loro migliore impiego. Questa novità, contenuta pacchetto per la Pa, è una sorta di fiore all’occhiello del ministro per la coesione territoriale Carlo Triglia e dello stesso premier Enrico Letta, il quale ha così motivato  il provvedimento: «Uno dei nostri atavici problemi è la nostra incapacità di usare bene i fondi strutturali europei. Ci trasciniamo questo problema da molto tempo e anche alla fine del settennato 2007-2013 non riuscremo a usare tutte le risorse. Stiamo cercando di accelerare, ma abbiamo un pregresso di molti anni. Ma, siccome il settennato 2014 sarà forse l’ultimo della Ue come la conosciamo, non dobbiamo sbagliare: vanno usate bene e con la massima efficienza possibile».

Al dunque, non possiamo, in tempi di vacche magre, permetterci di gettare al vento un solo centesimo., non foss’altro in considerazione del fatto che l’Italia è uno dei Paesi che maggiormente si “svena” per sostenere il Fondo salva Stati e l’intera costruzione comunitaria. Ma legittima a questo punto è la domanda: possibile mai che, in una fase di spending review e di drastica riduzione (almeno auspicata) della spesa pubblica, l’amministrazione centrale dello Stato si deve dotare di un nuovo dipartimento e sobbarcarsi il pagamento di 120 nuovi stipendi? E tutto ciò per il solo fatto che, nelle amministrazioni locali e regionali, ci sono troppi incompetenti, fannulloni e, in qualche caso,  autentici maneggioni? Non è che alla fine andiamo a costruire l’ennesimo, inutile carrozzone mangiasoldi? Quersta perplessità è stata espressa con la consueta franchezza  da Renato Brunetta, il quale, parlando a Radio Anch’io, ha definito «non molto serio assumere 120 persone per non perdere i soldi dei fondi europei, quando ci sono agenzie già esistenti con 3-400 persone già pagate che potrebbero farlo, su questo darò battaglia in Parlamento».

Bisogna essere super-esperti di Pubblica amministrazione per capirci qualcosa nel ginepraio di regolamenti, uffici, duplicazioni di uffici a livello regionale e periferico (uno dei  tanti “regali” del pasticciato federalismo all’italiana che abbiamo fino ad oggi conosciuto), che ha contribuisce non poco a impedire l’arrivo a destinazione delle risorse europee a noi spettanti.

Diciamola tutta: l’Agenzia per i Fondi Ue rappresenta di fatto, anche se il ministro Triglia giura di no, una forma, perdonate i brutti neologismi, di “ricentralizzazione” e “rinazionalizzazione” , dopo la sbornia federalista e l’insopportabile retorica sulle “autonomie”  che finora, all’Italia, hanno prodotto solo danni. Oltre ad aver fatto crescere sia le tasse sia le occasioni di ruberia per tanti ladruncoli e truffatorelli, che crescono come i muschi e i licheni nei “mitici” territori.

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