Raffica di attentati in Iraq mentre sale la tensione per la chiusura forzata di caffè e night club

20 Lug 2013 18:35 - di Giovanni Trotta

Attentati e violenze non cessano di scuotere l’Iraq “pacificato”, a cui si uniscono tensioni sociali e religiose. Voci di protesta da parlamentari donne e attiviste femministe ma anche dal ministero per i Diritti umani si sono levate in Iraq contro la chiusura forzata di caffé e night club a Baghdad e in altre città a opera di gruppi fondamentalisti islamici durante il Ramadan. Un’azione che, secondo alcune denunce, sarebbe accompagnata anche dall’uccisione di donne che lavoravano in questi locali. «Il sacro mese del Ramadan deve essere rispettato, ma ciò non significa che gruppi d’azione privati sostenuti da alcune formazioni politiche possano ricorrere ad azioni illegali contro i locali mettendo a rischio la pace civile”, ha affermato in un comunicato il ministero per i Diritti umani. “Simili azioni violano la Costituzione, che garantisce le libertà personali», aggiunge la nota. La presa di posizione fa seguito alla decisione del nuovo governatore di Baghdad, Ali al Tamini, appartenente al movimento del leader sciita Moqtada al Sadr, di creare “battaglioni d’emergenza” il cui compito è ufficialmente quello di chiudere i night club in cui lavorano ragazze minorenni. Ma il vero obiettivo di queste squadre d’intervento, denunciano alcune deputate e attiviste per i diritti delle donne, è quello di imporre una più severa moralità religiosa a una società civile tollerante come quella della capitale. Secondo queste stesse fonti, in tale ambito rientrano anche le uccisioni avvenute negli ultimi tempi di diverse donne, anche se il ministero dell’Interno afferma che tali crimini non hanno motivazioni religiose o politiche. L’ultimo fatto di questo genere è avvenuto nel quartiere di Ur, nell’est di Baghdad, giovedì sera, quando tre donne appartenenti alla stessa famiglia sono state abbattute a colpi d’arma da fuoco da un commando di uomini che avevano fatto irruzione nella loro casa. La deputata Saffia al Suhail ha affermato che episodi come questo «sono il risultato della mentalità distorta di gruppi religiosi organizzati che si oppongono a ogni progresso. Uccidere le donne in questo modo – ha aggiunto la parlamentare – non è molto diverso dalla pratica di imporre la chiusura di caffé e ristoranti che sono popolari luoghi di ritrovo dei giovani e non rappresentano alcun pericolo ai valori sociali o religiosi. Se queste azioni continueranno, i giovani saranno ancora più tentati di lasciare il Paese». «I tentativi di certi gruppi di imporre ideologie o modelli sociali con il pretesto della religione – denuncia da parte sua un’attivista per i diritti delle donne, Hana Edwar – mostra l’assenza della legge e l’influenza di regole tribali e religiose in contrasto con la Costituzione. Formare “battaglioni d’emergenza” per chiudere ristoranti e club invece che fornire servizi alla popolazione e creare impieghi per i giovani è un grave passo indietro per la società irachena».

Nelle ultime ore, inoltre, tre soldati sono stati uccisi in un ennesimo attentato contro uomini dell’esercito nel nord dell’Iraq, mentre a Baghdad quattro fedeli sciiti sono stati feriti in un nuovo attacco contro una moschea. Fonti di polizia hanno riferito che nella provincia di Ninive, a ovest della città di Mosul, una bomba è stata fatta esplodere contro una pattuglia di soldati. Tre sono morti, mentre due civili sono stati feriti. Una fonte del ministero dell’Interno ha invece reso noto che quattro persone sono state ferite a colpi d’arma da fuoco da un commando armato che ha preso d’assalto dopo la preghiera del mattino la moschea Hakim nel quartiere sciita di Sadr City nella capitale. Negli ultimi mesi si sono fatti frequenti gli attentati contro luoghi di culto, mentre crescono i timori di un conflitto interconfessionale generalizzato tra sciiti e sunniti. Venerdì almeno 20 persone sono rimaste uccise in Iraq da una bomba esplosa in una moschea sunnita nell’ora della preghiera del mezzogiorno. Lo riferiscono fonti della sicurezza. L’attentato è avvenuto nella piccola città di Wajihiyah, a nord di Baghdad. L’esplosione, che ha anche provocato 40 feriti, è avvenuta mentre l’imam della moschea parlava ai fedeli prima della preghiera. L’attacco è avvenuto dopo che un’altra serie di attentati, tra cui uno in una moschea sciita, avevano colpito varie aree di Baghdad, provocando 11 morti e 28 feriti. Altre quattro persone della stessa famiglia sono morte e tre sono rimaste ferite quando un colpo di mortaio è caduto sulla loro abitazione a Malabibiya, 80 chilometri a ovest di Mosul, nel nord del Paese.

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