Per il Pd mamma e figlia kazake sono più italiane dei due marò

19 Lug 2013 14:07 - di Marcello De Angelis

L’indignazione è la moneta corrente della politica e i media ne sono la fabbrica. C’è chi sceglie tra i fatti quali debbano essere presentati come più o meno importanti, segnalati all’opinione pubblica e per quali bisogna indignarsi o no. Solo un’attenzione maniacale per tutto ciò che accade può impedire a una persona intelligente di cadere vittima della manipolazione. Bisogna continuamente mettere a  confronto i toni che vengono utilizzati per affrontare casi simili e quindi comprendere quanto l’indignazione sia solitamente strumentale e indotta. L’intervento di Vannino Chiti al Senato sulla deportazione della moglie e della figlia del miliardario kazako Ablyazov ha tutti gli elementi di un caso di scuola. Innanzitutto la moglie e la figlia del magnate/oppositore sono già chiamate da tutti per nome. Sono diventate “Alma e Anua”, così che tutti all’improvviso abbiano l’impressione di essere intimamente e familiarmente legati alle due persone. Un trucchetto della comunicazione che ormai conoscono anche i bambini. E si tratta per Chiti veramente di qualcuno che faceva parte di noi e che ci è stato orrendamente strappato: “un pezzo di Italia che non possiamo abbandonare”. Considerando che da più di un anno abbiamo abbandonato in India due signori – che tutti hanno sempre chiamato vagamente “i due marò” – che italiani lo sono davvero e che addirittura sono al servizio della Nazione, l’idea che il Pd usi questi termini per definire la signora Ablyazov e la sua figlioletta fa riflettere. Nessuno d’altronde ha memoria di richieste di dimissioni nei confronti del Governo responsabile della consegna dei nostri militari alle autorità indiane e di tutte le figuracce che hanno seguito. Anzi, quando queste richieste sono venute da noi ci hanno definito “irresponsabili”. Ablyazov secondo la Gran Bretagna, che lo ha condannato, è un “truffatore internazionale” , secondo molti altri è  un “oppositore ” dell’attuale presidente. Quello che è certo è che è un uomo molto facoltoso anzi ricchissimo e nei Paesi dell’ex Urss solitamente sono i magnati che si occupano di politica. Che l’operazione di arresto e espulsione della signora Ablyazov e della figlioletta sia una cialtroneria e che sia stata anche mal gestita è indubbio. Il fatto che venga utilizzata strumentalmente e sensazionalizzata oltre misura per far saltare l’accordo Letta-Pdl è ancor più evidente.

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