Motori accesi nel Pdl per la ripartenza. Su tempi e modi deciderà Berlusconi

3 Lug 2013 19:29 - di Redazione

Il “caso Santanchè” non è all’ordine del giorno, al centro del tavolo della riunione del gruppo del Pdl a Montecitorio è stato invece il rapporto con il governo a tenere banco. E, soprattutto, le buone notizie da Bruxelles sulla flessibilità di bilancio nel 2014 per i Paesi usciti dalla procedura di deficit eccessivo. Motori accesi in attesa che Berlusconi decida tempi e modi per la “ripartenza” con la nascita di una nuova formazione politica che abbia l’appeal della Forza Italia degli inizi. E forse lo stesso nome, lo stesso inno, lo stesso simbolo. Assente alla riunione il Cavaliere,  è stato Alfano a presiedere la convocazione e a frenare sulle indiscrezioni e le accelerazioni della stampa sulla road map del Pdl.

«Siamo in una fase di transito da un partito ad una nuova formazione politica. La convocazione degli organi avverrà quando la decisione sarà matura e sarà comunicata dal presidente Berlusconi. Quando e attraverso la convocazione di quali organi, lo deciderà Berlusconi». Più loquace qualche giorno fa quando aveva spiegato le ragioni della mossa, «tornare a vincere le elezioni ricostituendo una grande coalizione di moderati», di cui il Pdl si candiderebbe a fare da cornice. A qualcuno, però, non piace la delega in bianco né le soluzioni “prendere o lasciare” che in passato non hanno dato i frutti sperati.

«Voglio discutere di partito nelle sedi opportune e non fami scegliere un modello di partito calato dall’alto – ha detto Fabrizio Cicchitto, davanti ai colleghi riuniti nella sala Colletti – per rappresentare solidarietà a Berlusconi per la persecuzione giudiziaria non servono né piazza Farnese né Arcore ma una grandissima manifestazione di piazza con migliaia di persone e che apra il partito all’esterno anziché fare testimonianza». Tra i nodi da sciogliere anche quello di una maggiore visibilità (che non sia un’esibizione muscolare) e iniziativa politica per non smarrire l’identità che con il governo di larghe intese rischia la normalizzazione. Ancora una  volta la stella polare si chiama “territorio”. Su questo Alfano è chiarissimo: «Su tutte le questioni ritengo che occorra un raccordo solido tra i ministri, i sottosegretari, i presidenti delle commissioni del Pdl, con il territorio. Quindi un solido rapporto non solo con il gruppo parlamentare, ma anche con i singoli parlamentari espressione del vari territori». Lo ha definito, scandendo bene le parole, «un metodo di organizzazione scientifico».

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