Letta ora se la prende con i “fighetti” del Pd ma nel 2007 fu proprio lui l’alfiere del “fighettismo”

26 Lug 2013 15:50 - di Redattore 54

S’avanza una nuova categoria nel Pd e nella sinistra post-ideologica, quella del “fighettismo”. È stato Enrico Letta a coniare il nuovo epiteto, destinato a pesare almeno quanto la definizione di “sinistra antipatica” partorita da Luca Ricolfi, ma senza dimenticare l’ironia sugli aristo-dem tessuta da Daniela Ranieri nel suo libro sull’evoluzione antropologica dei radical-chic. Ma certo l’appellativo di “fighetto” farà scuola a lungo, perché è talmente estensibile da comprendere i giovani turchi rampanti alla Stefano Fassina e il supermediatico Matteo Renzi. E il dissidente Pippo Civati si sente così coinvolto da smentire sdegnosamente: “Letta non ce l’aveva con me”. Paolo Gentiloni non ci sta e ribatte: “La battuta è l’idea che le critiche servano solo a prendere applausi e ad avere visibilità”. E aggiunge: prima o poi dovremo spiegarci tra noi come siamo finiti così, a governare con Berlusconi…

Che cos’è il “fighettismo” secondo Letta? Nulla a che vedere, secondo il giornalista Mario Ajello, con i vecchi radical-chic. Si tratta, più semplicemente, di web-vanitosi “che vogliono lisciare il pelo al popolo della Rete”.  Stefano Di Michele azzarda un’altra definizione: il fighetto? è una sorta di neoyuppie politicamente corretto “con l’hashtag facile e il tweet sempre in canna”. E infatti che ha detto Enrico Letta? Esattamente questo: “Basta fare i fighetti, cercare l’applauso individuale con un tweet o su Facebook non basta più”. E dire che proprio Letta aveva messo la Rete al centro della sua candidatura alle primarie nel 2007: per far vedere che era attento ai nuovi linguaggi della comunicazione era sceso in campo non con la tradizionale conferenza stampa ma con un video in cui si rivolgeva ai potenziali elettori con toni confidenziali. Un antesignano, insomma, dei “fighetti” che oggi gli fanno la fronda. Senza contare che spesso anche lui ricorre ai cinguettii per annunciare le decisioni del consiglio dei ministri o anche per battere tutti sul tempo nel dare la notizia che l’Ue aveva concesso all’Italia più flessibilità sui bilanci. Per niente fighetto, invece, l’inglese sgrammaticato con il quale il premier ha cinguettato con Van Roumpy. “The italian government today approuved a 1.500 ml€ national plan against youth unemployment before the tomorrow Eu Council”. E ovviamente (forse per quell’approuved con la “u”, forse per quel tomorrow inappropriato) non ha ricevuto risposta.

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