La verità capovolta: “cattivo” è l’uomo che a Roma ha sparato al ladro per salvare la moglie

1 Lug 2013 20:10 - di Gloria Sabatini

Ha salvato la moglie da tre rapinatori incappucciati che l’avevano imbavagliata e legata  nella villa dove abita; ha preso la pistola, regolarmente denunciata, e, sentendo le grida della donna che rischiava il soffocamento, ha sparato alcuni colpi uccidendo uno degli aggressori: un romeno di 36 anni con  precedenti per furto. Lui è Ilario D’Apollonio,  un imprenditore di 81 anni dai riflessi pronti che ha sventato il tentativo di  rapina nella sua abitazione romana nel quartiere di Casal Boccone. «Se ti sequestrano tua moglie davanti a te, la legano e le puntano la pistola in testa, in bocca…», sono le prime parole pronunciate dall’uomo in stato di choc ai carabinieri, «i tre erano armati. Mia moglie e io ci trovavamo su due diversi piani. Ho sentito dei rumori, ma non sapevo che era stata legata con del nastro adesivo. Mi sono affacciato alla finestra e ho sorpreso uno dei rapinatori in giardino – ha spiegato D’Apollonio (che ora è indagato per omicidio volontario) – per questo ho sparato quattro colpi di pistola». È l’esito drammatico di un ennesimo episodio di criminalità che affligge le periferie della grandi città, una notizia che dovrebbe far alzare l’asticella dell’allarme e abbassare quella delle strumentalizzazioni e dei pruriti giornalistici. Comprese le sempreverdi letture sociologiche e i serrati dibattiti giornalistici sui paletti entro i quali esercitare la legittima difesa. Il senso comune dovrebbe propendere per la denuncia “senza se e senza ma” del “cattivo” (l’aggressore) e della buono (la vittima). E invece, una volta chiariti i dettagli della cronaca con la notizia dell’arresto dei due complici nell’assalto alla villa, le telecamere e gli zoom dei fotografi si concentrano su un particolare.  Il cartello «premonitore» (è l’aggettivo testuale del Corriere on line) esposto sul cancello della villa con su scritto “Attenti al cane! E al padrone”, corredato dalla sagoma «non equivocabile» (è ancora il Corriere) di una pistola. La scritta goliardica, insomma, inchioderebbe Ilario al verdetto di colpevole per le sue inclinazioni violente e omicide. Voilà il politicamente corretto capovolge la morale facendo dell’anziano un mostro dal grilletto facile. Non si hanno notizie della santificazione dell’aggressore che nell’Eldorado della capitale ha trovato la morte invece che un futuro di speranza. Ma forse basta aspettare.  Intanto la casa del “padrone” è assediata da cronisti e fotografi alla ricerca di nuovi “scoop”.

 

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