In Liguria i “pusher” si adeguano alla crisi: oggetti in baratto per una dose

17 Lug 2013 16:58 - di Redazione

I carabinieri di Albenga non ci potevano credere quando hanno visto pc, gioielli e orologi nascosti nel cassetto di due pusher ai quali avevano appena sequestrato cocaina e materiale per il confezionamento. Pensavano fosse roba rubata ma sono stati proprio i proprietari a confermare che tutto quel tesoretto era stato lasciato in pegno perché «sai com’è, con ‘sta crisi». La crisi dunque è traversale e colpisce anche chi non vuole o non può fare a meno della dose. E si sa che i costi lievitano. In certi casi una dose di cocaina può arrivare, sul mercato, a costare anche 200 euro. Così Ahmed e Hamid, i due maghrebini arrestati a Albenga, hanno pensato che bisognava andare incontro alla clientela realizzando un piccolo “banco dei pegni” o Monte di pietà come si chiamava una volta. Chi non pagava poteva lasciare il telefonino, il tablet, la patente di guida o il gioiellino, ovviamente tarando il pegno sul valore della droga ricevuta. I carabinieri hanno scoperto tutto questo durante la perquisizione a casa dei due, perquisizione che derivava direttamente da un’indagine avviata sui pusher che rifornivano un calciatore italo-argentino di categoria minore. Proprio nella camera d’albergo di quest’ultimo avevano trovato mezzo chilo di marijuana e il calciatore era stato arrestato. Successive indagini avevano portato i militari a scoprire il ruolo dei due maghrebini nel commercio di droga e stupefacente: ai due è stata sequestrata cocaina purissima in cristalli, 29 dosi della stessa sostanza già confezionate e migliaia di euro, oltre al “tesoretto” del banco dei pegni.

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