Ilva, sotto accusa la relazione che assolve le emissioni. Bondi si difende: io non l’ho mai detto, era un parere tecnico

15 Lug 2013 15:44 - di Antonella Ambrosioni

ll ministro dell’Ambiente lo chiama a rapporto, ma lui si difende: «Non ho mai detto, né scritto che “il tabacco fa più male delle emissioni dell’Ilva”», dice il commissario straordinario Enrico Bondi finito nella bufera per le conclusioni contenute in una consulenza di 44 pagine inviata a fine giugno al governatore della Puglia, Nichi Vendola e all’Arpa. «L’Ilva non ha colpe», questa la frase incriminata. Le cause del tumore ai polmoni dei tarantini sono da ricercare in altri fattori, a cominciare dal «fumo di tabacco e alcol, nonché nella difficoltà nell’accesso a cure mediche e a programmi di screening». Nella relazione tecnica è contenuta, dunque, una spiegazione diversa circa l’aumento dei casi di tumore. «È noto che a Taranto – scrivono i tecnici nel testo – città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato più alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni ’70». Queste parole naturalmente hanno suscitato un vespaio di polemiche cavalcate in primis dal presidente della Regione Puglia Vendola, che ha definito «inaccettabili» gli argomenti di Bondi e ha confermato tutti i suoi dubbi «sull’affidare il ruolo di commissario dell’Ilva all’ad dell’azienda». Un’onda polemica che tocca subito il Movimento Cinque Stelle, Verdi e Rifondazione che  chiedono le immediate dimissioni dal ruolo che il governo ha assegnato A Bondi. In realtà tutto sembra un polverone e la questione verrà chiarito durante l’incontro imminente tra il commissario e il ministro Orlando, Ma intanto Bondi chiarisce la sua posizione. Non c’è stata alcuna sottovalutazione del fatto che «le emissioni inquinanti dello stabilimento hanno, come risulta da indagini scientifiche e dagli accertamenti disposti della magistratura, avuto rilevanti impatti anche sanitari», spiega secco in una nota. Chiarisce altresì che «in un procedimento, avviato ben prima del commissariamento, è stato richiesto dalla Regione Puglia un parere all’Ilva su un’ipotesi di valutazione del danno sanitario. L’Ilva ha affidato l’elaborazione di tale parere a quattro docenti universitari. Ho ritenuto doveroso inoltrare tale parere, nel testo che mi era stato trasmesso, come contributo al procedimento avviato dalla Regione Puglia: tale parere tecnico – prosegue Bondi – non ha ovviamente alcuna incidenza né sulle iniziative ambientali in corso, né sul Piano di risanamento ambientale dell’Ilva che è in elaborazione e che terrà conto sia dei rischi ambientali che di quelli sanitari. Tale Piano è già impegnativo e richiede un quadro di riferimento certo e, possibilmente, un clima di lavoro e di collaborazione fra tutti i livelli istituzionali, indispensabile – conclude Bondi – per fare dell’Ilva di Taranto uno degli stabilimenti più rispettosi dell’ambiente d’Europa». Insomma, non è minimamente in discussione che la priorità è la salute dei cittadini nel piano di risanamento in corso.

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