Genova, continua l’assedio dei dipendenti delle municipalizzate contro il sindaco Doria: “Non sei di sinistra…”

31 Lug 2013 16:56 - di Gloria Sabatini

È un vero e proprio assedio quello che da due giorni tiene in ostaggio il Comune di Genova, guidato dal sindaco Marco Doria, che alle primarie aveva sconfitto il cartello ufficiale del Pd per “spodestare” il sindaco uscente Marta Vincenzi. E che alla prova dei fatti sembra aver smarrito la verve sociale popolare. A scatenare la “rivolta” al suono di “Sindaco, fa’ qualcosa di sinistra” sono stati i dipendenti delle aziende municipalizzate che si sentono «traditi» e hanno tentato di forzare le porte di Palazzo Tursi mentre in Aula si discute da giorni  la manovra di bilancio che comprende anche Imu, Tares e la  privatizzazione delle società partecipate. Un centinaio di dimostranti messi insieme dalla paura di perdere il lavoro, ieri hanno tentano lo sfondamento ammassandosi all’ingresso della sede comunale blindata, bloccati più volte dai carabinieri in tenuta antisommossa. Momenti di forte tensione (due vigili urbani sono rimasti feriti)  a partire da lunedì  con i lavoratori di Amiu che hanno rovesciato i cassonetti della raccolta differenziata, ai quali si sono aggiunti i dipendenti di Amt e quelli di Aster. In aula intanto l’opposizione cerca di far mancare il numero legale, i Cinquestelle tentano l’ostruzionismo, il Pd minimizza parlando di “gioco al nascondino” e il Pdl  rivendica la battaglia contro le privatizzazione. Il sindaco in difficoltà dice di aver tentato più volte il dialogo ed essere stato disponibile a incontrare una delegazione di lavoratori ma  di essersi sentito rispondere con un secco “no”. I dimostranti-dipendenti che dicono di aver votato e creduto nella svolta di Doria oggi accusano il sindaco di aver chiuso le porte di Palazzo Tursi che è «la casa di tutti noi». La sollevazione sembra allargarsi a macchi d’olio, ai lavoratori delle partecipate oggi si sono aggiunti i dipendenti del Carlo Felice, il celebre teatro genovese, che rischiano il licenziamento. Questa mattina la seduta comunale è stata sospesa per la protesta dei lavoratori del teatro che sono entrati in Aula cantando l’inno d’Italia e Va Pensiero  “armati” di trombe e fischietti.  Durissima la reazione del sindaco che ha ricordato che l’approvazione del bilancio previsionale 2013 «è un atto dovuto, un atto democratico, che viene continuamente ostacolato da manifestazioni che confondono il diritto di assistere a un’assemblea democratica con il diritto di interrompere un’assemblea democratica». L’interruzione dei lavori «è un fatto gravissimo» ha aggiunto ricordando che nel 2013 il teatro riceverà 2.3 milioni di euro di contributi dal Comune. «I conti sono questi: le entrate ammontano a 19 milioni di euro, le spese a 23 milioni di euro. I contratti di solidarietà avrebbero consentito di tenere in piedi i conti aziendali,  ma i lavoratori, 83 su 275, hanno detto no».

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