Francia, Hollande si mostra ottimista sulla ripresa ma si prepara a imporre nuove tasse

23 Lug 2013 19:30 - di Giovanni Trotta

I guai per il presidente francese François Hollande sembrano non avere mai fine. Mai dire mai. Dopo aver criticato, dall’opposizione, Sarkozy e tutto il centrodestra, è ricaduto nello stesso errore del suo odiato nemico. Insomma, mai dire mai: «Io, presidente della Repubblica, non sarò il capo della maggioranza, non riceverò i parlamentari della maggioranza all’Eliseo». Durante la campagna presidenziale del 2012, il presidente francese Francois Hollande aveva promesso che mai avrebbe ricevuto nel palazzo presidenziale i capi dei partiti politici della sua maggioranza: un modo per dire alla nazione che lui sarebbe stato il presidente di tutti, in contrapposizione appunto con l’ex presidente Sarkozy, che accusava di aver spaccato il Paese in due fronti contrapposti. Ma i tempi cambiano, la crisi preme, e le elezioni si avvicinano. Il capo dello Stato è così venuto meno a quel solenne impegno, ricevendo lunedì sera per cena all’Eliseo il segretario del Partito socialista, Harlem Desir, insieme con gli omologhi degli altri partiti della gauche: il comunista Jean-Luc Laurent, il radicale di sinistra Jean-Michel Baylet, il progressista Robert Hue, e l’ecologista Pascal Durand. Una decisione contestata dal centrodestra all’opposizione, che accusa il presidente di violare gli impegni assunti con la nazione. Polemiche a parte, nel corso della cena – davanti a un piatto a base di vitello e piccione, nonostante il gran caldo che è arrivato a Parigi – Hollande, in crisi di popolarità, ha invitato i suoi a dar prova di unità. «Alle elezioni la maggioranza deve essere unita», ha avvertito il presidente, nella speranza di ricompattare – prima della pausa estiva e a meno di un anno dalle elezioni amministrative ed europee – le fila della maggioranza, spesso divisa sui temi più disparati, dal nucleare al gas di scisto, dall’innalzamento delle tasse al bilancio. Il 14 luglio, in occasione della consueta intervista tv per la Festa nazionale, Hollande si era mostrato decisamente ottimista, sostenendo che la ripresa è vicina. Ma non è vero. In un servizio pubblicato da Le Monde, economisti e imprenditori tornano a esprimere le loro perplessità per quelle parole, in un contesto in cui la Francia deve far fronte a problemi legati al deficit, alla crisi di competitività delle proprie industrie e all’emergenza lavoro. Il capo dello Stato ha dichiarato guerra alla disoccupazione, dicendo che lo Stato contribuirà alla formazione di 100.000 persone. «È un’urgenza», ha detto Hollande, nel corso di una missione a Dunkerque. Entro fine 2013, ha spiegato, il governo «prevede di crearne 30.000 e altri 70.000 si aggiungeranno nel 2014».

La realtà è che la Francia non riesce a uscire dalla crisi: per mantenere gli impegni presi a Bruxelles di pareggio di bilancio entro il 2014 nonostante l’economia non riesca a ripartire, prende sempre più corpo l’ipotesi di una nuova stangata, con nuove tasse. Una prima conferma è venuta da Le Journal du Dimanche, secondo cui nonostante le promesse elettorali, Hollande si prepara a imporre nuove tasse, tra i 4 e i 6 miliardi di euro nel 2014, per raddrizzare i conti pubblici. Secondo il giornale, il ministro del Bilancio, Bernard Cazeneuve, ha appena presentato una serie di proposte al capo dello Stato, e la decisione ufficiale è attesa entro agosto. Dopo un primo giro di vite che ha colpito le famiglie, con in particolare la diminuzione degli sgravi fiscali legati ai figli per circa 2 miliardi di euro, le nuove misure allo studio riguardano le accise sul gasolio per le imprese e le imposte sulle imprese immobiliari, oltre a una intensificazione della lotta contro la frode fiscale. Ci sarebbe anche un aumento delle imposte sul reddito pari allo 0,3% del Pil. Inoltre è allo studio un aumento dell’Iva il primo gennaio prossimo, oltre al ritorno della tassa sulle grandi fortune, anche se ridimensionata. Comunque, sia Hollande sia il suo ministro dell’Economia Moscovici continuano ad insistere sulla necessità di politiche europee per il rilancio della crescita, attraverso il rilancio del lavoro giovanile. Misure, però, che anche la stessa Francia ha serie difficoltà a mettere in cantiere.

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