Calderoli indagato per diffamazione: se valesse pure per gli insulti a quelli del Pdl le galere sarebbero piene

17 Lug 2013 16:38 - di Redattore 92

«Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare alle sembianze di un orango». Per questa frase pronunciata sabato a un comizio della Lega, il senatore Roberto Calderoli è da oggi indagato formalmente per diffamazione aggravata dall’odio razziale. Il procuratore di Bergamo Francesco Dettori ha raccolto tutti gli articoli di stampa sul comizio e ha acquisito l’audio del discorso di Calderoli, aprendo quindi il fascicolo. Per frasi del genere basterebbe una pernacchia di Totò, ma l’Italia è la culla del diritto e nulla deve passare impunito. Forse hanno ragione. Però, con l’occasione, si potrebbe andare e ripescare i precedenti in cui i pm del resto d’Italia sono rimasti inerti. Vediamo che cosa si può dire in Italia senza tema di interventi dei magistrati: dare dello psiconano al premier? Si può (chiedere a Beppe Grillo). Augurare la morte sempre a Berlusconi? Si può fare (don Giorgio de Capitani in un’intervista televisiva a La7), definire un’esperta alla Monica Lewinski un ministro della Repubblica? Si può fare, ti fanno anche l’applauso (Sabina Guzzanti in un comizio a piazza Navona a proposito di Mara Carfagna). Definire mignotte le parlamentari italiane? Si può fare. Chiedere a Franco Battiato. Dedicare un libro a una ministra dal titolo “la ministronza” pieno di insulti? Si può fare. Chiedere al fumettista siciliano che sugli insulti contro Giorgia Meloni ci ha costruito una carriera da autore “satirico”.

Ma non finisce qui: dare della scimmia a un esponente di governo straniero? Si può fare (Lidia Ravera a proposito del segretario di Stato Usa, Condoleeza Rice). E proprio a proposito di una donna, nera arrivata al governo, con l’amministrazione Bush, la sinistra italiana non reagì all’insegna del politicamente coretto. Anzi, la stessa Ravera, che oggi fa l’assessore alla Regione Lazio, ribaltò la questione. Una donna di colore al governo? «C’è dell’opportunismo maschile in questa nomina: ci si fregia di un gesto nobile, quasi con degnazione». Ci fosse stato un magistrato più “sensibile”, avrebbe rischiato l’indagine per diffamazione anche lei?

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