Borsellino 21 anni dopo. Palermo lo ricorda con una fiaccolata. E al Senato il capogruppo grillino commemora Salvatore…

19 Lug 2013 17:29 - di Gloria Sabatini

È il giorno del ricordo. Oggi tutta l’Italia commemora il sacrificio di  Paolo Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta nel ventunesimo anniversario della strage di via D’Amelio. A cominciare da Palermo dove questa mattina l’asfalto sconquassato dall’auto-bomba si è riempito di bambini per una festa nel nome del giudice antimafia. Il giudice che, a fine mese, quando riceveva lo stipendio, «si faceva l’esame di coscienza e si chiedeve se se lo fosse guadagnato». Il giudice che ha imparato ad amare Palermo perché «non gli piaceva» e, come disse, e «il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare». Alle 16.58, l’ora dell’esplosione dell’autobomba, l’immancabile Silenzio con l’Inno di Mameli, ai Cantieri Culturali alla Zisa, alle 19, una tavola rotonda e la proiezione del film ”Con gli occhi di un altro” di Antonio Raffaele Addamo. E poi fiaccolate e sit in «per non dimenticare» in tutta la penisola. A cominciare dalla storica sfilata, “Una fiaccola accesa nel buio della notte”, che si snoderà da piazza Vittorio Veneto fino a via D’Amelio.

Dietro lo striscione “Meglio un giorno da Borsellino che cento da Ciancimino” migliaia giovani da tutte le parti d’Italia sfileranno accomunati da un esempio di vita che ha rappresentato per un’intera generazione uno spartiacque, un punto di non ritorno. Soprattutto per i ragazzi di “destra” che nel nome di Borsellino hanno riscattato la rassegnazione con l’impegno politico e la passione civile. L’ex ministro Giorgia Meloni ha bussato per la prima volta alla porta di una sezione del Fdg colpita dalle immagini in tv della strage mafiosa. «Costruire un’Italia giusta e libera dalla mafia era il sogno di Paolo Borsellino, al quale ha dedicato tutta la sua vita – ha detto oggi la Meloni che questa sera parteciperà alla fiaccolata – nel suo nome continueremo a lottare e ispirati dagli insegnamenti che ci ha lasciato, combatteremo per realizzare il suo sogno di legalità e libertà».

Sono oltre quaranta le associazioni che hanno aderito alla fiaccolata promossa  dal Forum XIX luglio e  da Comunità 92. Anche questa è una storia che viene da lontano: dai primi cortei spontanei promossi a pochi mesi dalla strage dagli studenti palermitani del Fronte della Gioventù che squarciarono il clima di paura alla prima edizione ufficiale che risale al 1996, oggi la marcia silenziosa sotto il cielo di Palermo è diventata la più grande mobilitazione antimafia, organizzata dal basso, in Sicilia (a differenza di altre non è una passerella, non ci sono comizi, non ci sono posti in prima fila per nessuno). Nel luogo della strage quest’anno non si assisterà al triste valzer dei copryriht sul ricordo di Paolo: via D’Amelio sarà per tutti, grazie alla “stretta di mano” tra il Forum e le Agende Rosse, il movimento promosso dal fratello Salvatore.

Sarà un’alternanza simbolica, non una contrapposizione, quella che vedrà il forum terminare le celebrazioni alle 22 per lasciare il palco a Marco Travaglio. Dalla piazza alle istituzioni. Giorgio Napolitano ha voluto rendere un commosso omaggio a Manfredi, il figlio di Paolo, ricordando l’esempio e l’eredità che il giudice ci ha lasciato, “un eroe” lo ha definito, «come tutti coloro che si sono sacrificati per tutelare i valori di giustizia, libertà e democrazia». «L’Italia ti è grata», ha detto Enrico Letta prendendo la parola nell’aula del Senato per ricordare la figura del giudice che ha sfidato Cosa Nostra fino al sacrificio supremo. «La sua memoria è in tutti noi», ha aggiunto il premier associandosi alle parole di Pietro Grasso sull’impegno ad approvare da parte della Camera la modifica dell’articolo 416 ter che riguarda lo scambio elettorale politico-mafioso. Unico fuor d’opera nell’Aula del Senato la gaffe di Nicola Morra, capogruppo pentastellato, che chiude il suo intervento dicendo di voler ricordare “Salvatore Borsellino” e di voler sapere dov’è finita l’agenda rossa mentre dai banchi grillini è un tripudio di sventolio di agende amaranto. «Dobbiamo ricordare Paolo Borsellino, non credo che Salvatore sia ancora in condizione di essere ricordato», fa notare il presidente del Senato. Lo tsunami fa brutti scherzi.

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