Addio a Emile Griffith, eroe in bianco e nero della boxe di altri tempi

23 Lug 2013 20:57 - di Redattore 92

Pugile, nero, immigrato, alcolizzato, omosessuale, assassino. Sulla pelle di Emile Griffith, morto oggi a New York a 75 anni, ogni parola suonava come una scudisciata. Originario delle Isole Vergini e poi trasferitosi da piccolo negli Stati Uniti, Griffith è stato un personaggio romanzesco come solo i grandi della boxe sanno esserlo. La leggenda più nera, che non riuscì mai a scrollarsi di dosso, era quella legata al match del 1962 al Madison Square Garden di New York con Benny Paret. Un combattimento finito con la morte di Paret. Come ha ricordato la Cbs nel suo servizio odierno, la leggenda vuole che Griffith avesse scatenato tutta la sua furia sull’avversario, dopo che aveva ironizzato sulla sua omosessualità. C’erano tutti gli ingredienti della cronaca pulp, che faceva felici i cacciatori di scoop e gli organizzatori. Per noi italiani, invece, il nome di Griffith non può staccarsi da quello del rivale, poi diventato amico fraterno, Nino Benvenuti. Tre match, negli Stati Uniti, tra mondiale, rivincita e bella che chi aveva l’età della ragione tra il 1967 e il 1968 non può non ricordare. Non c’è evento che n0n si possa paragonare alla potenza mediatica di quei tre incontri mondiali. Nino Benvenuti conserva ancora nel cassetto il disegno di un bambino delle elementari che aveva disegnato la foto della sua vittoria: un disegno firmato Walter Veltroni che l’allora sindaco di Roma volle regalare al nostro campione. «Le scuole del Friuli rimasero chiuse il giorno dopo il primo match mondiale – ricorda Benvenuti, che piange la scomparsa di un amico che era stato padrino di battesimo di uno dei figli di Nino –  perché tutti durante la notte avevano seguito in diretta la cronaca del match». Nell’aprile di tre anni fa, Emile era tornato in Italia, per registrare un evento organizzato dall’amico Nino. Ormai stanco e piegato dall’ Alzheimer, accompagnato dal figlio Louis, non aveva perso senso dell’umorismo: «Sei contento di rivedermi?», gli aveva chiesto Benvenuti all’arrivo all’aeroporto? «Non azzardarti a mettermi le mani in faccia sennò ti prendo a pugni…» aveva risposto Emile con una risata delle sue. Grande campione, anche di ironia.

 

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