Roma al ballottaggio: la partita si gioca anche sui valori cattolici (e Marino è in imbarazzo)

3 Giu 2013 13:00 - di Bianca Conte

La sfida del ballottaggio a Roma tra il candidato sindaco del centrodestra Gianni Alemanno e quello del centrosinistra Ignazio Marino si gioca anche sui valori etici. La mano finale della partita si disputerà dunque sul terreno della questione morale, alla conquista definitiva dei voti cattolici. Saranno loro a fare la differenza? È ancora presto per dirlo, ma è certo che intanto l’agone politico ha spostato il raggio d’azione su i grandi temi del dibattito etico che ingloba vita, educazione e famiglia: nodi ancora da sciogliere, a proposito dei quali il mondo cattolico vuole capire – e dunque esprimersi votando – le posizioni dei due candidati rispetto a mozioni che la Chiesa non ritiene assolutamente negoziabili. Interrogativi improcrastinabili, stigmatizzati in una lettera-manifesto indirizzata ai candidati sindaci da parte dei rappresentanti di alcune associazioni cattoliche, pubblicata ieri da Avvenire. I firmatari, (personalità accademiche, intellettuali ed ex parlamentari), hanno dunque stretto il cerchio della disputa politica intorno alla sua quadratura etica: nella risoluzione del teorema incentrato sulle questioni libertà di educazione, finanziamento alle scuole private, testamento biologico, l’istituzione di registri delle coppie di fatto, la promozione o la bocciatura elettorale.

Il sindaco Alemanno risponde tempestivamente e in maniera dettagliata all’appello che lo interroga su educazione, vita e famiglia, tre punti chiave da cui far ripartire la capitale. «In questa campagna elettorale – ha sostenuto il primo cittadino – stanno dicendo che il governo di una città deve solo occuparsi di semafori, buche e aiuole. Non è vero: la visione del mondo, l’idea di uomo, è decisiva per orientare le scelte. In particolare, di una città come Roma, Capitale d’Italia e culla del Cristianesimo. I principi – ha concluso Alemanno – sono decisivi nelle scelte relative alle politiche familiari e sociali. Sono decisivi negli indirizzi culturali ed educativi. Sono decisivi nelle scelte economiche e di bilancio». Un’appartenenza a un mondo di valori a cui il sindaco conferma di aver dato seguito amministrativo in questi anni di governo della capitale, indirizzati ad evitare il rischio di una «deriva laicista e irrazionale». E il candidato del centrosinistra? Non replica, o rompe il silenzio solo per dire che «testamento biologico e scelta delle terapie alla fine della vita non sono materia su cui legifera il sindaco, ma il Parlamento». Poi, aggiustando il tiro, ai microfoni di GrParlamento Ignazio Marino aggiunge. «Io sono per quella libertà di scelta che permetta ad un credente, se lo vuole, di non sottoporsi ad ulteriori cure e di ritornare alla casa del Padre». Poi con il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali («Credo gli omosessuali debbano avere il riconoscimento degli stessi diritti di tutte le altre persone») e l’interrogativo retorico secondo cui, «Come si può immaginare che nella Roma e nell’Italia del terzo millennio una bimba che nasce qui non abbia gli stessi diritti di un’altra?», risponde implicitamente agli interrogativi posti sulla questione famiglia. Ai romani ora la sentenza delle urne.

 

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