Presidenzialismo? Senza un De Gaulle (e con i saggi) non sarà facile arrivarci

5 Giu 2013 16:32 - di Oreste Martino

Un paese diviso, alle prese con una crisi sociale e con governi instabili. Una repubblica parlamentare, con una legge elettorale proporzionale e una grave crisi dei partiti. No, non è l’Italia di oggi, bensì la Quarta repubblica francese. “Contro” la quale fu fatta la riforma presidenziale che diede il via all’epopea di Charles De Gaulle e alla Quinta Repubblica.
In Italia uno come De Gaulle non c’è e non c’è mai stato. Eppure la nostra Costituzione somiglia tanto a quella della Quarta repubblica francese. Con tutte le sue disfunzioni e le sue pecche. È invecchiata male, la nostra carta, che non è la Costituzione più bella del mondo e oggi dimostra più anni di quanti effettivamente ne ha.
Quando fu fatta l’Unità d’Italia, Cavour importò il sistema istituzionale dagli inglesi, di cui era grande ammiratore e il sistema amministrativo dai francesi. Il premier italiano era dunque molto potente, così come quello britannico, che di fatto è un plenipotenziario democratico.
Quel sistema parlamentare, per quanto importato da chi la democrazia l’ha inventata, produsse il trasformismo prima, il giolittismo poi e infine il fascismo. Colpe della Corona, certo, ma anche di un sistema Paese non ancora consolidato, a differenza dell’antico Impero britannico.
Dopo la seconda guerra mondiale, con lo spettro del fascismo ancora forte, i padri costituenti decisero di affrontare le disfunzioni del sistema albertino con un modello iper-parlamentarista che ci ha regalato la partitocrazia, i governi balneari e l’instabilità politica.
Non solo, ma il continuo cambiamento delle leggi elettorali ha ulteriormente aggravato una situazione già difficile. Insomma, uno scenario analogo a quello della Quarta Repubblica francese. Ma noi non abbiamo De Gaulle. Abbiamo invece una classe politica che parla di riforme istituzionali da un ventennio, senza però mai trovare uno straccio di accordo. La destra non vuole i collegi, la sinistra ha paura del presidenzialismo, le due parti si guardano in cagnesco, e dalla Bicamerale ad oggi tante parole e zero fatti.
Non abbiamo un De Gaulle. Però abbiamo i saggi, nominati da Enrico Letta per scrivere le riforme. L’ennesimo espediente per non combinare nulla, dato che se non vuoi risolvere un problema da sempre basta nominare una Commissione. Meglio se di saggi. Eppure di dibattiti, pubblicazioni, libri e proposte di modifica della Costituzione ce ne sono a vagonate. Basta selezionare le modifiche possibile, trovare un accordo in sede politica e via. E invece si vuole solo prendere tempo. A questo servono i saggi.
Qualcuno, poi, dovrebbe spiegarci perchè degli ottimati dovrebbero calare il loro modello istituzionale “perfetto” sulla testa degli italiani e il popolo dovrebbe poi successivamente approvare.  Non solo, ma mancano due passaggi: non è scontato che i professori trovino una sintesi. E ancor meno scontato è che la soluzione dei saggi sia di gradimento del parlamento. Cioè dei partiti che sul tema non trovano l’accordo da un ventennio.
Manca un De Gaulle, già. Abbiamo i saggi, però. Non abbiamo il Generale ma nemmeno una sua versione in scala così come non lo ebbe la Quarta repubblica francese. Perché il sistema parlamentare – a meno che non sia speciale come quello britannico, con le sue tradizioni e i suoi pesi e contrappesi stratificati e non normati – di solito non produce grandi leader, ma solo instabilità politica. Quella che da decenni uccide l’Italia, con il concorso doloso dei suoi protagonisti.
E a chi grida al pericolo fascismo a causa del presidenzialismo, come fa Grillo, va ricordata la storia: il fascismo vi fu in un sistema parlamentare. La partitocrazia, che prese il posto del Duce, fu un prodotto della repubblica parlamentare tanto cara ai vari Rodotà e Ingroia. Non solo, ma qualcuno dovrebbe spiegare agli italiani perché possono eleggere direttamente Sindaci e presidenti di Regione, ma non il Capo della Repubblica o del Governo. Una delle cause del non-sistema politico italiano, infatti, è che si vota con sistemi elettorali e politici diversi dalle Municipali alle Europee. Ogni elezione ha le sue regole. Un’anarchia tutta italiana. Che impedisce la creazione di un sistema politico e partitico coerente. Che i saggi sappiano queste cose è difficile. Che riescano a cavare il classico ragno dal buco ancor di più.

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