Nuovo attacco di Grillo ai giornalisti. La libertà d’informazione è… il suo blog

25 Giu 2013 19:11 - di Sandro Forte

Un fatto è certo: Grillo ce l’ha con i giornalisti. In nome della libertà d’informazione, il cui cavallo di battaglia è il suo blog, l’ex comico convertitosi alla politica attacca la libertà d’informazione la quale, seppure a volte propensa alla calunnia e al pettegolezzo, proprio perché tale non è passibile di censure politiche. «Taci, il giornalista ti ascolta! Si nascondono ovunque. L’unica difesa è il silenzio, il linguaggio dei segni – così scrive Grillo sul suo blog – I giornalisti non possono infestare Camera e Senato e muoversi a loro piacimento: vanno disciplinati in spazi appositi, esterni al Palazzo. Per un’intervista chiedano un appuntamento, non bracchino i parlamentari per le scale o al cesso. All’ingresso di Montecitorio e di Palazzo Madama va posto un cartello “No gossip. Il Parlamento non è un bordello. Il Parlamento è il luogo più sacro, di una sacralità profana, della Repubblica italiana, ma è sconsacrato ogni secondo, ogni minuto, frequentato impunemente, spesso senza segni di riconoscimento, da folle di gossipari e pennivendoli dei quotidiani alla ricerca della parola sbagliata, del titolo scandalistico, del sussurro captato dietro a una porta chiusa. Qualche deputato li scambia talvolta per colleghi e parla, parla per ritrovare sul giornale quella che credeva una conversazione privata. Mercanti di parole rubate». Poi, dopo aver citato la cacciata dei mercanti dal tempio, Grillo “inventa” lo sfogo di un parlamentare che si lamenta perché «nel Parlamento romano, all’ingresso o in ascensore, anche all’urinatoio con il microfono nel taschino c’è sempre un giornalista senza tesserino». A parte taluni eccessi, certamente condannabili più sotto il profilo della deontologia professionale che per la violazione della privacy (i politici sono comunque personaggi pubblici), resta il fatto che il leader del Movimento Cinque Stelle non digerisce la stampa libera e comunque vorrebbe che l’attività dei giornalisti fosse confinata in regole ben precise, a rischio della completezza dell’informazione (per il suo blog, “libero” di scrivere qualsiasi cosa, invece nessuna restrizione).
La notizia di questo ennesimo attacco alla stampa è esplosa nel bel mezzo della conferenza stampa del M5S a Montecitorio: i deputati Laura Castelli, Mattia Fantinato e Carla Ruocco stavano illustrando le loro proposte in campo fiscale ma le parole al vetriolo di Grillo non potevano certo essere ignorate. Ne è scaturito un lungo “botta e risposta” tra i cronisti e i parlamentari “pentastellati”. Alla richiesta dei giornalisti di un commento sull’idea di Grillo di cacciare i giornalisti da Montecitorio e da Palazzo Madama è sorto un vero e proprio parapiglia. Per i parlamentari del M5S si trattava di «domande fatte per oscurare il lavoro svolto in Parlamento»: «Dovreste chiederci qualcosa sul fisco», ha sbottato Carla Ruocco. I cronisti hanno rivendicato la possibilità di scegliere le domande e hanno insistito sulla «difesa della libertà di stampa», chiedendo se i deputati presenti fossero d’accordo con Grillo. Ha risposto Laura Castelli: «Grillo, come noi, chiede che i giornalisti stiano nei luoghi deputati a fare informazione e non a origliare dietro le porte dei bagni. Tutte le volte che ci siamo sentiti in imbarazzo di fronte ai vostri comportamenti ci siamo rivolti agli organi che organizzano il vostro lavoro». Un dialogo apparentemente impossibile. «Ma non temete che venga danneggiata la libertà di stampa? Il post di Grillo prima definisce “mercanti del tempio” i giornalisti e poi chiude con un doppio “vaffanculo”», ha sottolineato un cronista. La replica non si è fatta attendere: «Siamo nati con il “vaffanculo”, non vi sconcerterete adesso?». Lo scontro è poi continuato a telecamere spente. I deputati si sono sfogati dicendo che alcuni giornalisti li avevano offesi; i cronisti hanno sottolineato che «soltanto durante il fascismo veniva impedito alla stampa di assistere ai lavori parlamentari». Una deputata ha sottolineato che «negli anni Cinquanta i cronisti non potevano entrare in Transatlantico». Un cronista le ha risposto: «Certo, perché i politici dell’epoca non volevano che i giornalisti scrivessero quello che accadeva nel “Palazzo”. Allora, torniamo alla mezzadria». «Meglio la mezzadria, funzionava meglio», è stata la risposta della deputata che ha poi posto fine al “dibattito”.

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