Nicole Minetti in Aula al processo Ruby: per Silvio fu amore vero, contro di me campagna di odio

7 Giu 2013 14:44 - di Redazione

Prima un rapporto di grande amicizia, poi il corteggiamento,  quindi la relazione sentimentale. «Al di là delle maliziose strumentalizzazioni, il mio è stato un sentimento di amore vero per Silvio Berlusconi».  Inizia così la deposizione spontanea di Nicole Minetti al processo Ruby. L’ex consigliere regionale lombardo racconta ai giudici tutte le fasi della sua storia con l’ex premier. Insiste sui sentimenti nei confronti del Cavaliere e racconta di una relazione stabile. «Ci confrontavamo sul mio futuro e su che cosa avrei fatto dopo la laurea». Poi entra nel dettaglio della proposta ricevuta di entrare in politica. «Il presidente Berlusconi mi disse che don Verzè avrebbe avuto piacere ad avere un rappresentante dell’istituto in consiglio regionale, io accettai con gioia e inconsapevolezza, ma a quel ruolo non ero pronta». Capitolo doloroso, quello della “bizzarra” entrata in politica, che ha scatenato – dice testualmente la Minetti – «un’aggressione mediatica seguita da un’ondata di disprezzo e una campagna di odio e diffamazione senza precedenti nella storia d’Italia». Con un esposto alla Procura di Milano, tra l’altro, l’ex igienista dentale chiede agli inquirenti di indagare sulle minacce, anche di morte, e sugli insulti ricevuti su Facebook. Durante la deposizione nega di essersi mai occupata della gestione delle case dell’Olgettina, «è solo una fantasia». Come tutti sanno – racconta – «io abitavo lì sin dal 2008, per comodità rispetto all’Università. Mesi dopo, la mia collega ed amica Polanco mi chiese di domandare al proprietario dello stabile se avesse un appartamento libero per lei. Così l’ho messa in contatto col gerente dell’immobile col quale nel frattempo avevo instaurato un rapporto di fiducia, ed essi conclusero, in piena autonomia, il contratto di locazione». Nel 2010, racconta ancora ai giuidici, di venire a sapere poi che «la signora Ioana Visan stava cercando a sua volta un’abitazione» e che quindi subentrò al suo contratto di locazione evitando così di pagare le mensilità mancanti. Quanto alle ormai celeberrime cene di Arcore, dice, «esistevano da molto prima di quando cominciai a partecipare». Infine sposta l’attenzione su Ruby. «Non avevo idea che fosse minorenne», dice confermando di essere andata a prenderla in Questura a Milano “quella notte” «per fare del bene, per permettere che la ragazza tornasse a casa sua, come tra l’altro mi aveva detto il funzionario Giorgia Iafrate».

 

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