La “nuova” Forza Italia sarà scalabile come una SpA. Ci salveranno i “vecchi”?

13 Giu 2013 16:56 - di Mario Landolfi

Mettiamola così: o in futuro il Pdl candida Berlusconi in tutti i comuni al voto oppure, attesa l’impraticabilità dell’opzione, propone al Parlamento di abrogare le elezioni amministrative. Altro rimedio per evitare nuove Caporetto elettorali non c’è, stando almeno alle parole dei suoi massimi dirigenti.
Intendiamoci, c’è del vero in questa specie di analisi servita a caldo dalla nomenclatura azzurra, ma che il Cavaliere non fosse in lizza come sindaco di Viterbo o di Lodi lo si sapeva anche prima. E non scopriamo certo adesso che il popolo del centrodestra dà il massimo solo se è il Cavaliere a sollecitarlo e per di più in competizioni in cui siano in gioco i fondamentali del contratto sociale: libertà, sicurezza, tasse, proprietà, lavoro. Ma è una consapevolezza che non assolve nessuno. Anzi, è un’aggravante perché un dirigente politico non può ignorare quali corde titillare per motivare l’elettorato di riferimento in elezioni locali.
Le domande perciò sono altre. Eccole: che cosa è stato fatto per mobilitarlo? Quali temi di interesse civico sono stati efficacemente agitati in campagna elettorale? Come sono stati scelti i candidati a sindaco? Ci sarà una disamina attenta e puntuale delle cause della sconfitta, territorio per territorio? Infine, eventuali responsabilità saranno sanzionate?
Una forza politica seria, coraggiosa e ambiziosa fa così. Non nasconde la polvere sotto il tappeto abbandonandosi a vertici ristretti in cui si finisce a parlar d’altro ma che puntualmente si concludono con il comunicato stampa “a testuggine” a protezione del capo salvo poi leggere all’indomani retroscena, ricostruzioni ed indiscrezioni di ben altro tenore . Non è questa la cura imposta da una debacle elettorale con pochi precedenti come quella patita ai recenti ballottaggi.
Ora, che così reagiscano i folgorati dalla politica in età matura è comprensibile. Non ne hanno mai fatta un’altra e sono davvero convinti che essa si esaurisca nello stare sempre e comunque dalla parte di chi comanda. Nel Pdl, poi, è semplicissimo perché chi comanda è sempre Berlusconi e quindi non c’è possibilità di errore. Lo stesso, però, non vale per i veterani, conoscitori in lungo e in largo dei procellosi mari della politica. In nome della collauda esperienza, spetterebbe a loro – i “senatori” – impedire al Pdl di finire inghiottito dalle sabbie mobili del conformismo opportunista fino a sprofondare nel bunker dell’arroccamento, che qualcuno sicuramente tenterà di spacciare per il nuovo salotto buono. In tal senso, la ventilata resurrezione di Forza Italia è a dir poco indicativa. I sintomi della ridotta, insomma, ci sono tutti. D’altra parte, della grande coalizione del centrodestra resta sostanzialmente solo un Pdl elettoralmente dimezzato in compagnia di una Lega lacerata dai personalismi. E davvero non consola l’ingloriosa scomparsa politica di chi da tempo se n’è andato sbattendo la porta. Non fosse altro perché stessa sorte, prima o poi, potrebbe toccare anche al Pdl se continuerà ad essere percepito come un club per pochi intimi, capaci persino di teorizzare la nomina per budget dei coordinatori regionali. Non è uno scherzo, ma una delle proposte in campo per rilanciare l’organizzazione territoriale e ovviare alle ristrettezze finanziarie che dal 2014 imporrà la nuova legge sul finanziamento pubblico. Resta semmai da chiedersi se occorrerà, per votarli, il bonifico bancario o se invece basteranno trentasei comode rate senza interessi. Ironie a parte, si può capire tutto: l’organizzazione leggera, il modulo a farfalla, il movimento virtuale ma il partito scalabile, per favore, quello no. Mai infatti avrei pensato che per partecipare un giorno ad un congresso di partito fosse indispensabile non la tessera d’adesione ma il codice iban. È davvero troppo, chiedo aiuto: forza “vecchiiii”!

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