La fuga nel passato non rivitalizzerà il Pdl: tornare a Forza Italia significherebbe ammettere un fallimento

27 Giu 2013 10:43 - di Gennaro Malgieri

Ma che sta succedendo nel Pdl? Comprensibile l’irritazione, ma con iniziative estemporanee difficilmente si riesce a governare una crisi dai contorni oggettivamente molto preoccupanti. Quale sarebbe la soluzione secondo qualcuno? Issare Marina Berlusconi, per diritto dinastico, dal momento che non si è mai cimentata in politica, al vertice del partito che, in aggiunta, come confermato da Alfano e dalla Prestigiacomo, tornerà a chiamarsi Forza Italia e tenterà – ipse dixit – di recuperare lo “spirito del ’94”. Avanti verso il passato, insomma.

Sinceramente crediamo ci sia bisogno d’altro per rivitalizzare il centrodestra o quel che rimane di esso. Non basta una mozione degli affetti, né un accorato appello alla nostalgia per riprendere la navigazione. Si può avere tutta la stima del mondo per Marina Berlusconi che come imprenditrice ha dimostrato di avere qualità eccellenti, ma come si può pensare di sottrarla alle sue occupazioni e lanciarla in politica al posto del padre priva com’è della benché minima esperienza sul campo? Non basta essere “figlia di” per riuscire nell’intento di riportare un partito, che come detto dovrebbe assumere antichi connotati fin nel nome, ai fasti di un passato irripetibile: sembra piuttosto una mossa disperata, l’abdicazione di una classe dirigente a far valere il suo peso e a dichiarare la propria dipendenza da un nome che solo basterebbe, si ritiene, a fronteggiare le difficoltà.

Peraltro, sottraendo una capacissima manager alle sue aziende che hanno bisogno di lei più di quanto necessiti la politica italiana. E’ invece il caso che il Pdl guardi dentro se stesso e ritrovi gli stimoli giusti per andare avanti, magari rinnovandosi secondo modalità comprensibili all’opinione pubblica e non rinnegando ciò che lo ha portato ad essere quello che è. Forza Italia poi è il simbolo di una stagione feconda, ma che non dice niente a chi oggi ha vent’anni e neppure a chi ne ha trenta: come si può pensare di mobilitare risorse fidando su richiami incomprensibili alle giovani generazioni, mentre quelle in età più avanzata ritengono che soltanto con un effettivo rinnovamento tematico e strutturale si possa dare un futuro al partito ed al Paese.

La storia insegna che le fughe all’indietro non portano bene. Vale anche per il Pdl. Che al suo interno ha certamente le risorse per sopravvivere e per rilanciare un movimento che riesce ancora ad ottenere dieci milioni di voti e potenzialmente molti altri. Ma deve compiere delle scelte, non imboccare scorciatoie. Se interpellasse la base, gli elettori,  i dirigenti si sentirebbero dire queste cose. La gente più che di suggestioni chiede idee e progetti. Purtroppo il Pdl ha immaginato di caricare tutto sulle sp0alle di Berlusconi che oggi malauguratamente sono gravate da ben altri pesi.

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