Il governo non può cambiare nulla se l’Europa non allenta il guinzaglio. All’orizzonte, di nuovo il centrosinistra

17 Giu 2013 21:03 - di Marcello De Angelis

Il governo delle larghe intese nasce da buoni propositi. L’idea, di per sé non originale, è che bisogna fare qualcosa in fretta per fermare il declino economico del Paese e bisogna farlo insieme. Su chi sia questo “insieme” c’è già qualche dubbio. Buona parte delle personalità scelte per formare il governo sono riconducibili a storie personali e politiche che gli permettono di stare “insieme” quasi con chiunque. Le personalità politiche “marcate” sono del tutto assenti. Il che non sembra però aver dato accelerazioni all’azione di governo. Lo ha sottolineato più volte anche il bi-presidente Napolitano, che però potrebbe avere i suoi secondi fini. Seppur rieletto grazie al peso determinante di Berlusconi, non c’è ragione che sia diventato all’improvviso morbido nei confronti del centrodestra di cui si era proposto di essere giudice e carnefice nella legislatura precedente. Non ci si può illudere che il desiderio di vedere il suo partito – il Pd – realmente alla guida dell’Italia sia svanito. E la diaspora dei grillini para-comunisti (eletti, va sempre ricordato, con milioni di voti di incazzati di centrodestra) vanno nella direzione auspicata da Bersani prima della rielezione di Napolitano, cioè quella di un governo di sinistra che ingoia e digerisce al proprio interno le istanze giustizialiste concentrandole tutte su Berlusconi, capro da immolare e dare in pasto alle folle urlanti per saziarle di sangue e distrarle dalle beghe che riguardano l’ex-Pc, Mps compreso. Napolitano ha strigliato più volte il governo Letta-Alfano, sollecitandolo a fare di più e più in fretta. Dimentico, forse, dei tre provvedimenti fatti passare in Parlamento in chiusura dell’esperienza montiana e caldeggiati anche dal Quirinale: Fiscal compact, pareggio di bilancio in Costituzione e adesione al famigerato Esm, il meccanismo di stabilità europeo che sancisce la rinuncia degli Stati membri alla sovranità in materia di politica economica. Gli impegni presi con l’Europa stabiliscono tra l’altro che il pareggio di bilancio avvenga nel gennaio del 2014, malgrado molti esponenti della politica e dell’economia avessero sottolineato l’impossibilità di realizzare tale obiettivo. Si direbbe quindi – volendo pensar male – che qualcuno abbia lasciato a Letta e Alfano un polpetta avvelenata per guadagnare tempo, passare “la nottata” dell’antipolitica e organizzare il rientro in pista della solita coalizione di centrosinistra lavata con Perlana. All’ordine del giorno la priorità di sempre: sbarazzarsi del Cav, tramite inchieste, condanne, interdizioni, incandidabilità o qualunque altro mezzo. E se – o quando – tutto ciò accadrà (non molto in là, è lecito prevedere) il centrodestra verrà colto assolutamente impreparato e dovrà farsi venire una buona idea all’ultimo minuto. Chiedendo nuove elezioni forse e – secondo alcuni – candidando una Berlusconi al posto di Berlusconi. Ma è improbabile che Napolitano, chiamato a fare l’arbitro per altri sette anni, sciolga le Camere piuttosto che dare il mandato, nuovamente, a un Rosso d’annata DOC. E dopo Grillo, così, disinnesca anche Renzi. E tutto ritorna alla normalità. La loro, ovviamente.

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