Il Garante denuncia l’emergenza-privacy. E tocca un nervo scoperto a sinistra: «Servono limiti alle intercettazioni»

11 Giu 2013 13:31 - di Guglielmo Federici

Che l’allarme privacy in Italia e non solo non fosse un’emergenza così campata in aria come si diceva ai tempi in cui era il centrodestra a chiedere dei paletti lo si evince oggi dalle parole di Antonello Soro rilasciate al Messaggero che anticipano la sua prima relazione annuale alla Camera da presidente dell’Autorità Garante della Privacy. In pratica, siamo tutti spiati. «I cittadini europei sono già oggetto di un monitoraggio dai colossi del web su gusti, scelte e abitudini, che è contrario alle nostre norme. Stiamo lavorando con i colleghi europei – aggiunge – per trovare a livello sovranazionale un punto di equilibrio tra sicurezza e privacy. Cerchiamo una bussola diversa nell’uso di strumenti che magari altri Paesi, con scarsa consuetudine democratica, usano come strumenti di oppressione». La considerazione è in qualche modo legata anche alla lettura di quanto accaduto sull’altra sponda dell’Atlantico. «Quello che è emerso in questi giorni in America era in qualche modo prevedibile»,  afferma Soro a proposito del cosiddetto “datagate”. «È dal 2001, dalle Torri Gemelle, che le autorità americane si riservano la possibilità di accedere ai grandi archivi telefonici e ai provider di internet. Ma oggi abbiamo davanti un sistema diffuso di sorveglianza indiscriminata e generalizzata, al di là dell’immaginazione. Si previene il terrorismo, sì, ma entrando nei dettagli della vita di milioni e milioni di persone». Il Garante prende le distanze da questo modello: «La pretesa di proteggere la democrazia attraverso la compressione delle libertà dei cittadini rischia di mettere in discussione l’essenza stessa del bene che si vuole difendere».

Ritorna, quindi, nel dibattito, l’idea di porre mano a nuove norme sulle intercettazioni. Nelle prossime settimane il Garante adotterà un «provvedimento generale» sulle intercettazioni «per indicare soluzioni idonee ad elevare lo standard di protezione dei dati trattati ed evitarne indebite divulgazioni». Le intercettazioni, sottolinea Soro, sono una «risorsa investigativa fondamentale, insostituibile, che andrebbe gestita con molta cautela: per evitare fughe di notizie – che, oltre a danneggiare le indagini, rischiano di violare la dignità degli interessati – e per evitare quel “giornalismo di trascrizione” che finisce, oltretutto, per far scadere la qualità dell’informazione». E «proprio per favorire un giornalismo «maturo e responsabile», il Garante intende anche «promuovere una riflessione sul possibile aggiornamento del codice dei giornalisti, al fine di coniugare al punto più alto diritto di cronaca e dignità della persona». Sembra la linea già individuata (poi bocciata) dal governo Berlusconi, di cui si è discusso di nuovo a proposito del processo Ruby, che tante levate di scudi ha suscitato da parte del Pd. Le parole del Garante ora non lasciano dubbi: siamo tutti esposti e non uno solo. Finalmente ci si convincerà che il tema intercettazioni non era così “divisivo” come lo dipingevano?

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