Gli ammutinati del “Bounty Cinquestelle” e l’incerta rotta del comandante Grillo

15 Giu 2013 20:21 - di Mario Landolfi

Il Movimento Cinquestelle come il Bounty, Beppe Grillo come il comandante Bligh. In mezzo gli ammutinati che ora cominciano a creare seri problemi di contabilità in uscita. Più di uno di loro già parla infatti di gruppi autonomi in via di gestazione alla Camera ed al Senato. La corda era tesa da tempo, ora rischia addirittura di spezzarsi. Un brusco risveglio per l’ex-comico, improvvisamente costretto a riconsiderare le proprie strategie per non vedere assottigliarsi le truppe di stanza a Montecitorio e a Palazzo Madama. Che cos’è che non funzionato? Probabilmente, l’eterodirezione del Movimento. Se si fosse candidato per vivere insieme ai suoi i momenti topici che ne hanno accompagnato le poco esaltanti performance, ne avrebbe potuto testare la consistenza o captarne gli umori. Il capo invece è altrove. A Roma non viene e neppure vi scende. Semplicemente, vi piomba. Raduna i suoi (a porte rigidamente chiuse alla faccia della trasparenza assoluta) e impartisce ordini. Il resto lo aggiunge attraverso il blog. E il più delle volte non sono propriamente complimenti bensì minacce, nuovi ordini e vere proprie fatwa. È chiaro che così non può funzionare.

Così come non funziona l’assemblearismo, l’altra faccia della patologia grillina “L’ambizione degli uomini – diceva Napoleone – è quella di essere guidati”. Non è una contraddizione con quanto prima affermato. Il Generale era famoso per conoscere uno per uno tutti suoi soldati della Vecchia Guardia. “Se vuoi che muoiano per te – un’altra sua grande massima – devi vivere con loro”. Grillo non solo fa l’esatto contrario, ma in più pretende di annullare la volontà dei suoi parlamentari in un’interessata deificazione del web, cioè sempre di se stesso sotto mentite spoglie. La Rete diventa così il Principe Collettivo che detta regole e tempi dell’azione politica. Chi se ne discosta è fuori dalla sua logica e dalle sue finalità. Un subumano da espellere  con ignominia. Certo, chi si è candidato sapeva come si stava sotto i Cinquestelle ma questo giustifica solo in parte. Un movimento che si presenta alle elezioni ed ottiene il voto di un italiano su quattro ha il dovere di fare proposte e di offrire soluzioni e non certo di esaurire la propria funzione nella richiesta di diretta streaming per le sedute di commissione o nella esibizione delle ricevute per controllare i conti bancari degli eletti. Tutti elementi di propaganda fine a se stessa. In In realtà, L’ex-comico ha pensato che il filo spinato sistemato intorno alla Rete gli fosse sufficiente a trattenere i suoi entro i confini del Movimento, ma non ha fatto i conti con la politica, le sue regole, i suoi trucchi e le sue trappole. Ad uno che sceglie l’impegno pubblico puoi vietare di partecipare ai talk-show, gli puoi impedire di tornare a casa il fine settimana, gli puoi imporre persino di restituire la diaria per il soggiorno a Roma, ma non puoi provare a ridurgli o ad eliminare del tutto la sua libertà di manovra perché prima o poi – e giustamente – ti si rivolterà contro. E questa è l’istantanea dei grillini. Il micidiale mix tra leaderismo contumace ed assemblearismo ha finito paradossalmente per scatenare la reazione della politica persino laddove nessuno sospettava che si potesse annidare.

Il comandante Bligh sopravvisse all’ammutinamento e non fece certo una brutta fine. Ma il suo fanatico autoritarismo impressionò moltissimo la marina britannica. A Grillo probabilmente andrà pure meglio perché nessuno degli ammutinati del M5S lo calerà a bordo di una scialuppa nel bel mezzo dell’oceano in compagnia di pochi uomini, di una bussola e una cassa di viveri razionati. Ma è certo che la sua declinante parabola fungerà da severo monito per chiunque in futuro intenderà ergersi a “purificatore” della politica. Di gente così, infatti, è quasi sempre la cronaca e non la storia ad incaricarsi di dimostrare cha finito per perdere la rotta nonostante il cielo (penta)stellato ed il vento a favore.

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