Germania, 60 anni fa quella rivolta dimenticata. Ma fu la prima vera “Primavera”

17 Giu 2013 21:01 - di Priscilla Del Ninno

Sessant’anni fa la Primavera tedesca: la prima autentica primavera europea. La prima volta in cui l’Occidente vide cittadini, giovani operai tedeschi, non armati di ideologia, affrontare a sassate i carri armati. Un’immagine che molti anni dopo, nel 1989, sarebbe stata replicata da quegli scatti in piazza Tienanmen, entrati di diritto nell’immaginario collettivo: le istantanee di quello che sarebbe passato alla storia come il “Rivoltoso sconosciuto”, che a mani nude si oppone al passaggio di un plotone di cingolati, divenendo da quell’istante il simbolo universale della lotta alla dittatura. Una protesta che in quel caso animò un’altra insurrezione popolare: quella archiviata dalla storia come la Primavera democratica cinese, culminata nella protesta della celebre piazza di Pechino, datata – guarda caso – 5 giugno. Anche allora, mentre il mondo si inchinava al coraggio eroico di quell’identità anonima, eppure conosciutissima, in pochi sapevano che quello a cui si stava assistendo in diretta tv era un film già visto quasi quarant’anni prima: a Berlino, Potsdam, Dresda, Lipsia, Halle, Magdeburgo, Goerlitz; in tutti i centri industriali e nelle grandi città di quella Germania dell’est che, tra il giugno e il luglio del 1953, vide trasformare quello che inizialmente era uno sciopero di operai edili che protestavano contro l’aumento delle quote di lavoro, e il rischio di un taglio di stipendio, in una rivolta contro il governo della Ddr e quindi di Mosca, scatenando a lanci di sassi la prima ribellione contro il regime comunista dell’ex Repubblica democratica tedesca. Una contestazione avvenuta tre anni prima della più nota rivolta d’Ungheria, e ben 15 anni prima della ancor più celebre Primavera di Praga: tutti eventi, come è notorio, ciclicamente sublimati in omaggi e commemorazioni, su cui sono stati versati fiumi d’inchiostro, e a cui sono state dedicate molteplici rivisitazioni cinematografiche, oltreché ricorrenze puntualmente nel calendario delle celebrazioni istituzionali. Al contrario di quanto accade da decenni a questa parte per i moti operai tedeschi dell’ex Ddr, a cui la memoria storica ha messo colpevolmente la sordina. Anche questo sessantesimo anniversario, allora, è passato quasi inosservato, snobbato dalla stampa internazionale, malgrado la cancelliera tedesca Angela Merkel – cresciuta nell’ex Germania orientale – abbia reso omaggio alle vittime di quella rivolta operaia, (fonti ufficiali parlano di più di 50 morti, altre di 125, oltre che di 15000 arresti), schiacciata con la forza dai soliti carri armati sovietici il 17 giugno del 1953. «Una data indimenticabile – ha detto il capo del governo nel corso di una cerimonia a Berlino – e una tappa significativa della storia tedesca». Eppure, nonostante le dichiarazioni ufficiali e l’inaugurazione di ieri nella capitale tedesca di una “Piazza della rivolta popolare del 1953”, in uno dei punti caldi di quella storica ribellione, il presidente Joachim Gauck, in un discorso al Bundestag ha rivolto un appello affinché gli eventi e i protagonisti di quei giorni del ’53 trovino un «posto» nella memoria dei tedeschi. Un «posto nella memoria collettiva» della Germania riunificata dedicato alle centinaia di cittadini dell’est insorti, vittime della dittatura comunista, prima e dopo i fatti di quel 17 giugno.

 

 

 

 

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