Elezione diretta del capo dello Stato: per una parte del Pd non è tabù. Gasparri: aperture positive

3 Giu 2013 12:17 - di Redazione

“Credo sbagliato guardare alle riforme come ad un match. Evitiamo i duelli”. Così Anna Finocchiaro, senatrice del Pd e Presidente della Commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama in una intervista a l’UnitàIl quotidiano di area Pd ha scelto oggi un titolo di apertura che testimonia il dilemma della sinistra dinanzi a una riforma che non è più tabù: “Il presidenzialismo che rompe” (che rompe soprattutto a sinistra dove non è più tanto granticio il fornte del no a questo tipo di riforme). Su Repubblica invece è il direttore Ezio Mauro a firmare un editoriale in cui si mette in guardia il Paese dalla “scorciatoia” dell’elezione diretta del Capo dello Stato.

Anna Finocchiaro assume un atteggiamento dialogante: “Prima di duellare tra semipresidenzialismo e cancellierato (…) dovremmo partire dai mali che affliggono le nostre istituzioni. Io non ho tabù. Dobbiamo poter ragionare di tutto, liberamente. Qualora la discussione si incentrasse sul semipresidenzialismo, però, prima bisogna discutere del fatto che un sistema di questo genere deve essere accompagnato da norme rigorosissime su incompatibilità e conflitto d’interessi”. Sulle critiche al percorso di riforme votato la scorsa settimana alle Camere la senatrice del Pd insiste: “Trovo pretestuosa la critica di chi sostiene che si viola lo spirito della Costituzione perché si parte con disegni di legge di iniziativa del governo. Garantiremo ed esalteremo la sovranità piena del Parlamento. Altro che indebolimento. Bisogna lavorare ventre a terra. Discuteremo, se necessario, giorno e notte per trovare le migliori soluzioni. Nessuno deve piantare bandierine, però. Basta con la pretesa del così o niente”. E sulla legge elettorale conclude: “Io sono per il maggioritario a doppio turno, ma non mi attesterò sul ‘questo o niente’. Il Porcellum produce ingovernabilità. Bisogna mettere in sicurezza il Paese, nel caso in cui – malauguratamente – dovessimo tornare al voto prima delle riforme e della legge elettorale ad esse conseguente. Serve subito una clausola di salvaguardia”.

Maurizio Gasparri da parte sua prende atto dell’apertura di un dibattito sulle riforme in cui entra da protagonista il presidenzialismo, da sempre cavallo di battaglia della destra italiana: “Il dibattito politico sulle riforme sta finalmente affrontando in maniera seria il grande cambiamento istituzionale rappresentato dal presidenzialismo – dice – è di oggi la reazione del partito de La Repubblica, mentre nel Pd non mancano voci significative che aprono a riforme in senso presidenziale. Aperture che vanno colte in maniera positiva perché l’elezione diretta a suffragio universale del Capo dello Stato dotato di poteri reali è la vera svolta democratica del Paese. In Italia già è in atto un presidenzialismo di fatto. È tempo che ci sia un presidenzialismo di diritto”.

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