Berlusconi: è finita la guerra civile, Letta può fare le riforme. Appello ai romani: votate Alemanno

5 Giu 2013 14:29 - di Redazione

«Non affidatevi ad un sindaco che non è di Roma, che non sa nulla della vostra città che non ne conosce la vita ed i problemi. Alemanno di Roma conosce tutto, ha lavorato bene 5 anni e sa cosa c’é bisogno di fare per migliorare la vita di Roma e dei romani». È l’appello di Silvio Berlusconi sul sito del Pdl  in vista del ballottaggio di domenica prossima. È un Cavaliere a tutto campo quello che dai microfoni di T9 (l’intervista andrà in onda alle 19) torna a occuparsi della capitale, dell’imminente stagione di riforme, della tenuta dell’esecutivo di larghe intese e dell’opposizione volgare dei Cinquestelle. Augurandosi che i romani possano dare un contributo alle battaglie contro l’oppressione fiscale, burocratica e giudiziaria, Berlusconi difende il grande lavoro del sindaco di Roma che «ha impiegato i primi 2 anni a pulire la scrivania. Ha lavorato con serietà ma ha fatto un errore: ha lavorato sempre ma ha comunicato poco. Perché i risultati raggiunti da Alemanno sono risultati brillanti rispetto alle cifre delle precedenti amministrazioni».

Sul sostegno a Letta, poi, utilizza parole impegnative: «Siamo riusciti a mettere insieme il centrodestra e il centrosinistra ponendo fine a una lunga guerra fredda, ad una guerra civile. Abbiano un governo forte che può fare quelle riforme e che una sola parte non poteva fare». Sul terreno minato della riscrittura costituzionale l’ex premier appare ottimista anche sul nodo del presidenzialismo, argomento che in queste ore sta dividendo le varie anime del Partito democratico («è importante che ci siano le due parti che sostengono il governo. E che possano varare la riforma della Costituzione che possa portare il nostro paese alla elezione diretta del capo dello stato»). Immancabile il passaggio sul movimento 5Stelle e il suo pirotecnico capo. «Beppe Grillo di stupidaggini ne dice molte, qualche volta dice anche delle cose di comune buon senso, peccato che poi le mischia con espressioni di una volgarità e di una violenza inaccettabile».

 

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