Benigni e Vendola, quelli che… è tutta colpa della destra (ma solo perché lo show deve continuare)

10 Giu 2013 17:48 - di Girolamo Fragalà

Vecchie logiche, vecchi ragionamenti, vecchi rancori. È la politica che non sa rinnovarsi, non sa adeguarsi ai tempi, non riesce a leggere le stagioni se non attraverso un parametro stantìo. Due paladini di questa politica – (non tanto) diversi e (poco) distanti – sono Nichi Vendola e Roberto Benigni. Il primo in tono serio e l’altro in modo ironico, il primo come leader di partito e l’altro come uomo di spettacolo, fanno la corsa a chi la spara più grossa non appena si ritrovano sotto i riflettori. E come sfoderano sempre la stessa arma, anche se spuntata: l’antiberlusconismo. Benigni, nel corso della presentazione a Firenze delle sue letture dantesche, ha ripetuto lo show di sempre, praticamente uguale a quello fatto al Festival di Sanremo e in ogni altra occasione: «Sapete che con Berlusconi ho sempre avuto un odio platonico». E ancora: «Come comico c’è un sentimento di gratitudine, ma ho sempre avuto dubbi sulla dirittura politica». Ha parlato pure dell’ineleggibilità del Cav: «L’Italia è una paese straordinario: è come se si scoprisse oggi che la Divina Commedia l’ha scritta l’Ariosto. Noi abbiamo scoperto che c’è un articolo degli anni ’50… e avevano già deciso, prima ancora che nascesse Renzi, che Berlusconi non era eleggibile». Dal canto suo Vendola ha detto che la sinistra ha perso «l’appuntamento storico di liberarsi di Berlusconi». Ha aggiunto che «il concetto di pacificazione è buffo e grottesco». Ha messo la ciliegina sulla torta accusando la destra persino di femminicidio: è un fenomeno «alimentato dal lessico machista della destra». Non è un delirio, ma un’intervista del leader di Sel all’Unità. «Vendola – replica Renato Brunetta – è tutto negli aggettivi che usa per demolire il tentativo di pacificazione nazionale, utoritratto di un uomo che teorizza la continuazione della guerra civile». Il problema di fondo, però, è che il leader della sinistra è chiuso nella sua visione politica ideologizzata. Così com’è chiuso Benigni nella sua perenne recita ideologizzata. Forse hanno capito che la sinistra vecchio stile è morta. Ma, essendo due uomini di spettacolo, seguono la loro regola: the show must go on.

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