Barroso. La sinistra francese è reazionaria… Ma se è così: “Vive la France!”

21 Giu 2013 19:49 - di Marcello De Angelis

La dichiarazione è di alcuni giorni fa, ma gli effetti polemici durano da una settimana e non sembrano spegnersi. Gli americani l’hanno presa a ridere: “l’accusa di essere “reazionario” – scrive l’international business time – sembra uscita dalla Russia degli anni ’30…”. Eppure la polemica è nata proprio da una limitazione che la Francia vuole imporre all’accordo commerciale che dovrebbe essere siglato tra Usa e Ue nel prossimo mese. I francesi hanno chiesto che nell’accordo venga inserita la “esclusione culturale” che venne già imposta dai transalpini negli accordi Gatt del 1993. L’eccezione culturale poneva e pone dei limiti alla deregulation sui prodotti audiovisivi e – chiaramente – serve ad evitare il dumping dei prodotti americani sui mercati nazionali europei. Il dumping inquestione, secondo i francesi (ma chi può dargli torto?), crea un danno competitivo ai più raffianti prodotti europei e incide negativamente sul livello culturale dei nostri cittadini. Ovviamente la teoria agli Usa non piace e il Wto ha aggirato il problema dicendo che ogni Paese impone la deregulation ai prodotti che vuole, quindi se n’è lavata le mani. Vale la pena di ricordare che nel ’93 in Francia c’era la “coabitazione” con un presidente socialista, che era Mitterand, e il primo ministro Balladur, che era gollista. Quindi, la scelta protezionista in campo culturale non ha nulla di ideologico ma proviene da una visione comune dell’interesse nazionale francese. Anche il Canada ha voluto includere l’anno dopo l’eccezione negli accordi Nafta, ma la Francia fece addirittura saltare nel 1998 un altro accordo multilaterale sugli investimenti (Mai) proprio perché non c’era una norma che proteggesse i prodotti culturali. Va detto che l’idea di Barroso secondo la quale i francesi di oggi – che, dice lui “si dicono di sinistra” – dovrebbero essere contro una norma di protezione della cultura e che questa sarebbe invece “reazionaria” ci risulta di per sé curiosa e assolutamente incondivisibile. Non è escluso che in Italia, nel campo dei sedicenti liberali (che ormai sono tutto e tutti) ci siano persone che condividano la posizione di Barroso convinti che qualunque cosa vada contro la penetrazione culturale Usa sia intrinsecamente comunista, ma questo è perché la mamma degli imbecilli è sempre incinta. Noi, al contrario, pur serbando una naturale antipatia per lo spocchioso Sarkozy e non nutrendo alcuna positiva considerazione per il suo inconsistente successore, dinanzi al “muro reazionario” innalzato dai cugini d’Oltralpe per arginare l’inondazione di prodotti trash americani sotto costo ci troviamo costretti a recitare – seppur sottovoce – un riluttante “Vive la France”. Anzi, se Hollande ci vuole prestare per qualche mese un m inistro “reazionario” da mettere alla Cultura gliene saremmo persino grati.

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