Alfano: noi siamo il baluardo antitasse nel governo

26 Giu 2013 20:42 - di Sandro Forte

Un Alfano a tutto campo, nel corso di Porta a Porta, ha rivendicato il ruolo determinante del Pdl nell’esecutivo, soprattutto sul fronte dell’eccessiva imposizione fiscale, e ha ribadito la ferrea difesa del proprio leader Silvio Berlusconi dagli attacchi della sinistra giudiziaria. E a Bruno Vespa, che gli ricordava di avere tre incarichi, ha risposto di ricevere comunque soltanto lo stipendio da parlamentare.
«Siamo il fortino antitasse nel governo», ha rivendicato il ministro dell’Interno sottolineando che nel Consiglio dei ministri si è deciso di sospendere l’aumento dell’Iva per tre mesi: «Ma di questo – ha aggiunto – discuteremo in Parlamento e cercheremo, con il sostegno dell’esecutivo, di sospendere l’aumento per un periodo molto più lungo». Abolirlo? «Non si tratta – ha replicato – di fichi secchi. Siamo riusciti ad evitare una nuova tassa per i cittadini. In passato tutte le manovre sono state coperte con nuove tasse per l’80% e solo con il 20% di tagli della spesa pubblica».
Inevitabili le domande su Berlusconi, i rapporti col presidente della Repubblica e la recente sentenza sul caso Ruby. «Non credo che Silvio Berlusconi abbia chiesto nulla a Giorgio Napolitano – ha detto Alfano – Il presidente del Pdl si muove come leader politico della maggioranza degli italiani. La sua è una agenda politica immensa. Del resto il presidente della Repubblica è un presidio di saggezza e un capitano che ha avuto la capacità di traghettarci da una legislatura all’altra». Quanto al caso Ruby, si tratta di «una sentenza incredibile. L’intera area politica ed elettorale del Pdl è un monolite intorno a Berlusconi. L’indignazione accomuna tutti, perché tutti abbiamo un sentimento di affetto e gratitudine per chi si batte come un leone. Spero che qualche giudice a Berlino si trovi e magari anche a Roma. Sarebbe stata per noi una reazione naturale dire che non si può stare nel governo mentre un ordine dello Stato, come i giudici, considera il nostro leader come un uomo da mandare in prigione. Invece non abbiamo compiuto questa scelta perché la nostra bussola mette prima l’esperienza di governo». Vespa gli ha chiesto cosa c’entri il governo con le vicende giudiziarie del Cavaliere: «Il governo – è stata la risposta – c’entra, eccome. In molti hanno avuto la tentazione di suggellare la propria indignazione tornando alle urne, ma a questa scelta si è opposto fin qui proprio Berlusconi, che la maggior parte degli italiani considera un perseguitato». Più in generale sul tema della giustizia, Alfano ha annunciato che «il Pdl si schiererà con grande impegno anche organizzativo a sostegno dei referendum promossi dai Radicali» ma, secondo il vicepresidente del Consiglio, «è molto improbabile che il governo Letta possa fare una riforma della giustizia, perché le nostre idee in materia sono molto diverse da quelle del centrosinistra».
Tornando a Berlusconi e alla possibile discesa in campo della figlia Marina, il ministro ha voluto precisare: «Perché si parli di una successione al nostro leader attuale, è necessario che Berlusconi non ci sia più. Invece lui è in campo con grande energia per condurre alla vittoria il popolo dei moderati. Del resto, Berlusconi gode di sana e robusta costituzione e non sarebbe la prima volta che un leader longevo scenda di nuovo in campo per combattere una nuova battaglia elettorale».

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